Milano / Malpensa
Il conclave ci dona Papa Francesco
- 18/03/2013 - 16:53
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Ci ha sorpresi tutti. Quel nome, Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, non era nei pronostici dei papabili. Un Papa che si affaccia dal balcone della loggia della Basilica, sotto migliaia di flash e gli occhi del mondo, sotto un cielo nero ma finalmente sereno, e saluta con un “Fratelli e sorelle, buonasera…” non ce lo saremmo mai aspettato. Un Papa argentino (ma di origini piemontesi), “venuto quasi dalla fine del mondo”, primo Papa non europeo dopo 1300 anni di storia, e primo Papa gesuita, è una grande svolta per la Chiesa. Un Papa che sceglie, per primo, di chiamarsi Francesco, evocativo del Santo d’Assisi, attento ai poveri e rispettoso del Creato, testimonia l’attenzione e la vicinanza alla gente comune e ai loro bisogni della nuova guida della Chiesa. In quella serata storica del 13-3-‘13, di segni se ne possono trovare diversi, dal raggio di sole al gabbiano che si posa, ignaro protagonista, sul comignolo della ‘fumata’. Lo Spirito Santo ha scelto, dicono i fedeli. E la commozione e l’affetto dilagano nel mondo per questo nuovo Pontefice, semplice e umile, che ha già conquistato i cuori di tutti, con la sua croce di metallo, inchinandosi alla folla, invitando a pregare insieme a lui un ‘Padre Nostro’ nel silenzio di una Piazza San Pietro gremita di gente.
“Il popolo cammina col suo Vescovo”
Un lungo scampanare a festa ha invaso l’aria frizzante della sera di mercoledì 13 febbraio, una nuova data storica per la cristianità. Poco dopo le 19, non appena il fumo prima grigio e poi decisamente bianco ha annunciato al mondo l’Habemus Papam, dalla Basilica di San Pietro a Roma, fino alla più sperduta parrocchia di campagna, è stato un tintinnare di campane a festa. Con grande entusiasmo da parte di tutto il clero. Don Michele Aramini, residente a Furato, non ha dubbi: “I Cardinali hanno scelto uniti, per questo è stato un conclave veloce. La loro scelta è caduta su un candidato di grande esperienza pastorale e di forte spiritualità. Se il ‘buon giorno’ si vede dal mattino credo sarà un pontificato di grande semplificazione fraterna”. Quasi spiazzato don Franco Quadri, ex parroco di Arconate ora a Ferno: “La Chiesa riesce sempre a sorprendere - ci commenta - il disegno Divino ci ha donato una figura davvero bella che ricalca il carisma degli ultimi grandi Papi. Il suo nome e il suo approccio riprendono quasi la Chiesa medioevale, ma con la consapevolezza che l’Europa non è più il centro del cristianesimo”. La parola ‘entusiasmo’ è sulla bocca di tanti e ce la ripete anche don Angelo Ripamonti, parroco di Bernate Ticino: “Forse questo è un vero ritorno alle origini e all’essenziale - ci dice - mi ha già colpito per il suo stile lontano dagli apparati e per il suo riprendere il valore ed i temi del Concilio. Il popolo cammina con il suo Vescovo è un messaggio bellissimo e fortissimo”. Molto sorpreso anche don Armando Bosani, parroco di Vanzaghello: “Devo ammettere onestamente che non lo conoscevo, ma da quel che vedo e dal quel che sto leggendo percepisco una grande continuità con Benedetto XVI sui valori imprescindibili della Chiesa, ma con un approccio di semplificazione verso gli apparati della Curia. Non mi aspetto aperture ‘strane’, ma piuttosto un grande pontificato”. Idea condivisa anche da due religiose del nostro territorio. “E’ davvero stato mandato dal Signore - ci dice Madre Angela di Cuggiono - mi ha colpito che ha chiesto prima una preghiera per lui, parlando prima da pastore che da Papa”. “Si è scelta la Chiesa dei poveri - commenta Suor Enrica di Malvaglio - con la scelta del nome richiama la perfetta letizia, un vero ritorno all’essenza del Vangelo”.
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