I risultati delle Europee e delle Provinciali non hanno sicuramente il valore delle politiche dello scorso anno, ma testimoniano il polso del paese verso la politica. Un primo dato su cui è interessante porre una valutazione riguarda l’affluenza alle urne: 65,05 % per le Europee e 68,96 % per le Provinciali, una percentuale relativamente alta, anche se si confronta in paesi, per esempio Turbigo con il 72,65 % per le Europee e con il 72,11% per le Provinciali, dove non si votava il Comune. L’alto numero di votanti permette così di aprire un’analisi seria sulla situazione politica del Paese. Emerge così in maniera vistosa lo stabilizzarsi del PdL come primo partito italiano, un punto di riferimento come la vecchia DC, pur senza avanzare verso il 40/50% annunciato prima delle elezioni dal leader Silvio Berlusconi. Sorprendente, ma annunciato, il crescente favore nei confronti della Lega Nord: percentuale fissa quasi in tutto il settentrione oltre il 25%, a raccogliere i voti di protesta, lotta e lontananza dalla politica comunemente intesa da parte dei cittadini. Se i totali tra gli schieramenti non mutano, ecco l’ennesimo consolidarsi dell’UDC di Pierferdinando Casini, mentre nelle file della sinistra, i partiti più estremisti rimangono ancora una volta esclusi dai seggi rappresentantivi, segno che il dividersi in più fazioni non riesce a trasmettere un sentimento identitario. Nuovamente in forte calo il Partito Democratico, sfidante di governo un anno fa e a livello locale ormai terzo partito. Da valutare attentamente se la parziale tenuta in Provincia sia per il lavoro del partito o del ‘personaggio’ Filippo Penati. Concludiamo con l’Italia dei Valori, una formazione in forte crescita che vede nella figura di Di Pietro la più ovvia alternativa all’attuale Italia berlusconiana.

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