Milano / Malpensa

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È una prospettiva diversa e davvero insolita, ma alquanto accattivante, quella che è stata scelta per costruire la mostra itinerante “Chiare tracce”. Invece di utilizzare documenti e testimonianze di chi si è impegnato negli anni per “affrontare in modo adeguato le esigenze di sviluppo locale coniugandole alla tutela della biodiversità e del paesaggio” - così commenta Ismaele Rognoni, neoeletto Presidente del Parco Lombardo della Valle del Ticino - gli organizzatori hanno deciso di risalire all’anima del Parco coinvolgendo una delle realtà storico-culturali più rilevanti presenti nel territorio, che conserva un ricco patrimonio documentale: la Cascina del Guado (oggi la denominazione ufficiale è Guado Officine Creative dal 1969), la più longeva realtà nell’Alto milanese, peraltro quasi coeva alla costituzione del Parco del Ticino (istituito con legge regionale del 5 dicembre 1973). “Questa mostra è il risultato di un lavoro collettivo che segnala un percorso di continuità nell’arditezza del progetto e la nostra ferma volontà di proseguire un cammino fatto di impegno, sperimentazione e dedizione. Gli ideali alla base di questa meravigliosa realtà sono parte del nostro DNA“, dichiara Francesca Monno, Consigliere del Parco. I dodici pannelli che, con molti documenti inediti e alcune opere in originale, costituiscono la mostra itinerante (in programma dal 16 aprile al 4 maggio 2025 a Casa Giacobbe, monumento nazionale della battaglia di Magenta (MI) – inaugurazione mercoledì 16 alle ore 11.00) sono un concentrato di idealità, di passione, di iniziative, dove le lotte dei primi anni in difesa di quel pezzetto di territorio si intersecano con i progetti sociali e culturali di un gruppo di uomini e donne (il cui leader è stato l’artista Daniele Oppi) per costruire quel senso di appartenenza che è divenuto una comunità viva e molto attiva. Infatti “Il Parco del Ticino ha dimostrato e dimostra di essere luogo ideale di confronto su tu: i grandi temi dello sviluppo, del vivere, del proteggere”, sottolinea il Direttore del Parco Claudio De Paola. La storia dunque del “primo parco regionale d’Italia, nonché l’area protetta fluviale più grande d’Europa, riconosciuta dal 2002 come Riserva della Biosfera dall’Unesco” – ricorda l’Assessore Regionale Gianluca Comazzi – rivive proprio in ques7 rari documen7; ad esempio attraverso le coper7ne dei primi giornali comunali che diedero voce ai cittadini per fermare la speculazione e fondare un Consorzio di Comuni in grado di salvaguardare un patrimonio naturale straordinario. Oppure attraverso gli ideali di libertà, di dialettica e di confronto continuo, che ancora oggi guidano chi al Guado ha fatto suo, valorizzandolo, questo straordinario habitat, “che va difeso e coltivato, perché l’ambiente è il luogo del Tempo, il luogo della vita, del lavoro e delle relazioni”, come sottolinea il curatore della mostra Francesco Oppi (nonché anima del Guado); o, infine, le vicende del Parco emergono anche dalle parole di “Mario il pescatore”, una delle voci più auten7che di un recente passato, una testimonianza fortunatamente recuperata e divenuta un libro struggente e appassionato. E poi ci sono le immagini, le inconsuete fotografie, gli scorci di quello che da molto è considerato non solo un’area naturale protetta, ma un vero paradiso in terra, dove la realpolitik degli amministratori si fonde con il bene comune: perché – spiega bene il senso della mostra il curatore – “non c’è civiltà senza equilibrio sociale, non c’è equilibrio sociale senza solidità culturale. Ma per fortuna, anche dopo 50 anni, qui c’è ancora la consapevolezza del patrimonio immenso della Natura”.
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