Milano / Malpensa
"Quei ricordi di guerra..."
- 21/04/2022 - 13:28
- Bernate Ticino
- Storie
"Era una sera di settembre, durante la nostra festa del paese, ad un certo punto si è sentito un rumore insolito, poco dopo sull’autostrada è passata la colonna delle macchine tedesche. Era iniziata l’invasione”. Luigi, classe 1931, bernatese di nascita e di cuore, ci racconta la sua Seconda Guerra Mondiale, lo fa mentre in sottofondo la televisione trasmette le immagini dei conflitti in corso in Ucraina. “...stavamo arando con i buoi all’ora del tramonto, quando un forte boato ha iniziato a far agitare le bestie. Pochi istanti dopo sopra le nostre teste sono passati i caccia bombardieri americani, diretti a Milano dove poco dopo sono iniziati i bombardamenti”. I ricordi sono nitidi, nonostante il tempo passato, e ancora carichi di tutta la paura provata. Tra la fine del 1943 e l’inizio del ’44 i cieli della campagna milanese hanno iniziato a riempirsi di aerei americani inviati con lo scopo di colpire il ponte sul fiume Ticino, dove passava la ferrovia e l’autostrada. Ma la minaccia non era solo nei cieli, perché i soldati tedeschi avevano iniziato a occupare i territori nelle campagne e lo stazionamento più vicino si trovava alla ‘Cascina Catabrega’ nel territorio tra Bernate e Boffalora. “...una mattina io ed altri ragazzini ci trovavamo nel bosco per fare la legna, come eravamo soliti fare ogni giorno, quando la prima sirena di allerta ci ha avvertiti che un attacco aereo sarebbe stato imminente”. Le sirene, di San Martino a Trecate e della Saffa a Pontenuovo, suonavano sempre in due tempi: l’allerta prima, seguita dal secondo allarme che annunciava l’attacco aereo. “... dopo la prima sirena ci siamo rifugiati sotto il passaggio dell’autostrada e lì siamo rimasti per tanto tempo, prima di avere la sicurezza che nulla sarebbe più caduto dal cielo...mi sembra ancora di vedere il fumo rosso che ha tinto il cielo quel giorno”. Sono stati mesi lunghi e pieni di paura, dove le poche notizie che arrivavano erano incerte e frammentate. La vita scorreva lenta tra la paura dei continui bombardamenti e la preoccupazione per chi era partito alle armi. Il 25 aprile 1945 il mondo metteva fine ad uno dei conflitti più cruenti mai vissuti, ma nelle campagne fino all’8 maggio, quando venne firmata la resa, furono giorni di tensioni e grandi massacri. Proprio a Bernate i tedeschi prima di arrendersi fecero esplodere tutte le batterie di cannoni per nascondere ogni traccia della loro permanenza, prima però colpirono il campanile di Inveruno dove un uomo, appresa la notizia della liberazione, aveva appeso una bandiera rossa. “...quando una colonna di tedeschi ancora armati si fermò sull’autostrada all’altezza di Bernate e si arrese... la guerra era finita!”. La voce rotta dall’emozione e da quei ricordi di bambino che sono rimasti impressi nell’anima. Luigi mentre racconta non toglie gli occhi dalle immagini dei massacri in Ucraina, da quei bambini costretti a fuggire sotto il rumore delle bombe. Quei bambini non tanto diversi da lui, nel lontano 1943... in loro rivede sé stesso che con i suoi amici fuggiva nel bosco per scappare dagli aerei. In quelle immagini tutto il dolore e la paura ancora una volta causate dall’uomo. Perché ormai è chiaro che la storia non ha insegnato nulla!
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