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sabato 23 novembre 2024 | ore 04:40

"Mio nipote... chiamato al fronte"

Nipoti chiamati al fronte, incredulità, paura per figli e mariti sotto attacco. Sono tante le badanti in ansia per i loro parenti in Ucraina. Le abbiamo incontrate e abbiamo raccolto le loro testimonianze.
Attualità - Stop war

Circa 2000 km e 22 ore di auto. Tanto dista Milano da Kiev, la capitale dell'Ucraina. Poco, pochissimo, se ci pensiamo. In fondo Milano e Palermo sono 1400 km. E questo dovrebbe farci pensare ancora di più, perchè la guerra nel cuore dell'Europa è davvero alle nostre porte. Ma la 'sentiamo' e la viviamo già con le testimonianze di chi viene da quel Paese ed ora è qui a piangere e pregare per i parenti che sono sotto attacco.
In ogni nostri paese ormai sono tante le signore giunte negli anni come badanti, per aiutare e sostenere le loro famiglie, mandando a casa un aiuto economico per sperare in un futuro dei loro figli. Futuro che forse ora non ci sarà mai.
Siamo andati ad incontrarle, a Cuggiono, mentre si ritrovano al pomeriggio. E se normalmente questi incontri sono per ricordare le tradizioni e le abitudini di 'casa', ora è per confrontarsi su quello che sta accandendo.
Appena ci prentiamo, subito veniamo accolti con grande cortesia, non nascondono le loro emozioni e, anzi, vogliono raccontare quello che stanno vivendo e provando. Vivono quasi tutti nell'ovest dell'Ucraina, per certi aspetti l'area più 'tranquilla', anche se la guerra è ormai anche lì. "Nessuno ne qui ne là pensava davvero che Putin avrebbe attaccato - ci confidano - eravamo certi che alla fine un accardo si sarebbe trovato. La notte dormivamo tranquilli, non con ansie e paure. Poi... la notte del 24 febbraio... hanno iniziato a chiamarci e, accendendo i TG, abbiamo capito tutto".
La vita che cambia di colpo, un Paese moderno, aperto al mondo, che di colpo piomba sotto le bombe. "I nostri familiari ci raccontano la situazione: code lunghissime per scappare, cibo che scarseggia, code alle banche, sirene e missili. Davvero terribile e incredibile, mai avremmo pensato".
"Mio nipote ha 24 anni - ci racconta una signora - come tutti ora deve andare in guerra, da domani sarà al fronte. Ma così quasi tutti gli uomini. Abbiamo paura ma è il nostro Paese, nessuno vuole finire sotto l'influenza russa".
"Per fortuna le linee telefoniche e internet ancora funzionano - ci racconta un'altra - così possiamo sentire casa più volte al giorno e rimanere aggiornati, per quanto possibile. Crediamo tutti che i russi non sappiano nemmeno loro cosa sta facendo il loro esercito. Noi possiamo solo pregare, pregare, pregare..."

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