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domenica 22 dicembre 2024 | ore 14:02

Suonano i violini sul Titanic 'Italia'

Torna la rubrica 'Il bastian contrario' e non poteva non farlo di fronte a quella che si preannuncia essere, in coppia alla precedente, una delle peggiori (e decisive fin qui) tornate elettorali della storia Repubblicana (worst has yet to come?).
Iceberg

Torniamo con questa rubrica e non potevamo non farlo di fronte a quella che si preannuncia essere, in coppia alla precedente, una delle peggiori (e decisive fin qui) tornate elettorali della storia Repubblicana (worst has yet to come?). Il clima è surreale, i partiti ignari (o peggio corrotti al consenso), il popolo disilluso e assetato di una rivalsa che non cambierà le sorti del suo domani. La politica italiana è oggi il preciso ritratto del suo elettorato. L’offerta politica è di conseguenza quanto di più prossimo al concetto di panacea che promette di risolvere tutti i problemi. E forse non c’è nulla di sbagliato in tutto questo, se a chiedere che l’offerta politica sia soltanto una e sia risolutiva, siamo tutti noi. Dobbiamo piuttosto chiederci il perché; o forse soltanto avere il coraggio di darci la risposta accettandone le conseguenze. Ad oggi la proposta politica italiana è una, certo declinata per sfumature partitiche, ma unica sul piano strutturale. Si potrebbe anzi quasi dire che in Italia in questo momento esiste un solo partito. A ben guardare non è nemmeno così difficile osservare questa tendenza. Una lettura dei programmi elettorali è di per sé sufficiente per notare due elementi: continuità nelle scelte e nel metodo. La continuità delle scelte si ravvisa nella costanza con la quale, partendo dalle politiche dei precedenti esecutivi, le proposte continuano ad articolarsi sull’onda di politiche espansive e conservative: proposte di bonus, di finanziamenti a fondo perduto, di incentivi al non lavoro (rdc), di riduzione dell’età pensionabile… E di metodo: finanziamento a debito. Chi vota continua a scegliere di pagare domani le misure (di dubbia efficacia) di cui beneficia oggi. Sarebbe bello farlo ugualmente con le nostre spese personali, ma il fatto che non lo si possa fare all’infinito dovrebbe essere un segnale piuttosto evidente per comprendere che quello che accade allo stato può essere rappresentato come la somma delle milioni di realtà personali, per le quali non esiste una soluzione definitiva domani. Illuderci che esista o peggio pensare di poter attribuire la colpa dell’attuale situazione a qualche Onorevole è soltanto l’anticamera del fallimento. A chi si recherà al seggio auguro il dubbio di chiedersi, prima di entrare in cabina, se è così certo che sia soltanto l’offerta a determinare l’allocazione della domanda. Successivamente uscire e prendere coscienza che il transatlantico Italia ha già intrapreso la sua rotta e, mentre suonano i violini della politica, l’equipaggio invoca all’unisono: dritti contro l’ICEBERG!

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