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Marco... carabina olimpica

Marco De Nicolo, campione di tiro a segno di 'casa nostra' alla sua sesta Olimpiade. Dagli inizi a Legnano ai grandi successi. Il ricordo di Oreste Roveda.
Sport - Marco De Nicolo (Foto internet)

Per il primo ricordo deve andare indietro a diversi anni fa. Lui ancora giovanissimo, ma già con un grande e straordinario talento. Perché, alla fine, tra Marco De Nicolo e il tiro a segno c'è sempre stato un legame forte, unico, indissolubile e speciale. "Fin da quando era un ragazzino - racconta Oreste Roveda, allora delegato tecnico e, poi, consigliere del TSNLegnano - E' arrivato da noi assieme al papà, anche lui ottimo atleta e, immediatamente, abbiamo capito che aveva delle qualità e delle doti eccezionali". Da debuttante in questo mondo, insomma, a promessa vera e propria e, quindi, a campione, con la 'C' maiuscola. "La grinta, il carattere, la determinazione e l'impegno l'hanno contraddistinto durante tutto il suo percorso - prosegue Roveda". Tanto da permettergli di conquistare importanti e prestigiosi traguardi e, soprattutto, di andare nientemeno che alle Olimpiadi; o meglio, con Tokyo saranno addirittura sei le sue partecipazioni (Sydney 2000, Atene 2004, Pechino 2008, Londra 2012, Rio 2016 e, appunto, quest'anno il Giappone). "Era un sogno, però allo stesso tempo sapevamo che ce l'avrebbe fatta a trasformarlo in realtà - spiega - Non abbiamo mai avuto dubbi sulla sua forza; lo vedevi che, con il passare del tempo, cresceva sempre di più e che ne avrebbe fatta di strada". Dal tiro a segno di Legnano ai centri federali e al suo ingresso nelle Fiamme Gialle, per conquistare un successo dopo l'altro, fino all'ennesimo appuntamento con i Giochi Olimpici 2021, dove sarà impegnato nella specialità carabina tre posizioni. "Siamo tutti, ovviamente, emozionati - conclude Roveda - Marco è, come si dice, un veterano, ma ogni volta per ognuno di noi che lo segue è quasi fosse la sua 'prima'. Siamo pronti a seguirlo e a tifarlo, facendogli sentire anche se da lontano la nostra vicinanza e l'immenso affetto, nella speranza di vederlo con la medaglia al collo".

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