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domenica 24 novembre 2024 | ore 20:31

Cuore: due interventi innovativi

Eseguiti con successo alla Fondazione Monasterio, dall’Unità Operativa di Cardiologia Diagnostica e Interventistica dell’ospedale del Cuore, due tipologie di intervento mai realizzate prima in Italia: un intervento di riparazione transcatetere della valvola tricuspide e un intervento di riparazione dell'aorta con protesi endovascolare.
Salute - Sala operatoria (Foto internet)

Eseguiti con successo alla Fondazione Monasterio, dall’Unità Operativa di Cardiologia Diagnostica e Interventistica dell’ospedale del Cuore, due tipologie di intervento mai realizzate prima in Italia: un intervento di riparazione transcatetere della valvola tricuspide e un intervento di riparazione dell'aorta con protesi endovascolare. In entrambi i casi, grazie a tecniche di estrema avanguardia, è stato possibile evitare la chirurgia tradizionale 'a cuore aperto', particolarmente delicata e con più lunga degenza. L’intervento di riparazione transcatetere della valvola tricuspide ha visto contemporaneamente in sala operatoria il Dottor Sergio Berti, il Dottor Giuseppe Trianni ed il Dottor Massimo Mariani un team scelto e altamente specializzato che, per la prima volta in Italia, ha utilizzato una tecnica alternativa alla chirurgia tradizionale e del tutto innovativa, denominata “Pascal Ace”. L’intervento si attua inserendo un catetere sottile attraverso una piccola incisione nella coscia, raggiungendo il cuore e riparando il lembo della valvola malata. Rispetto agli approcci tradizionali, la procedura transcatetere, mini-invasiva, non richiede l'arresto del cuore o l’apertura del torace. La difficoltà principale di questo innovativo intervento consiste nel ruolo dell’ecografista: il Dottor Mariani aveva il compito di guidare gli operatori - i Dottori Berti e Trianni - durante la riparazione della valvola, attraverso la mera visione di immagini estremamente raffinate, come fosse un navigatore. La riparazione transcatetere della valvola tricuspide si può rendere necessaria in caso di insufficienza valvolare tricuspidale clinicamente rilevante - moderata o severa – e offre una nuova opzione di trattamento a tutti quei pazienti che non possono sottoporsi ad un intervento chirurgico tradizionale; infatti, solo l’1% di coloro che ne soffre può affrontare un intervento 'a cuore aperto'. L’insufficienza tricuspidale è una malattia caratterizzata dalla non completa chiusura della valvola, con una parte di sangue che ritorna verso l’atrio destro. Questa malattia interessa lo 0,8% della popolazione, che diventa il 5,6% delle donne e l’1,5% degli uomini sopra i 70 anni.2 I sintomi, quali per esempio stanchezza, aumento di peso e dolore addominale superiore, impattano notevolmente sulla qualità di vita dei pazienti e se non trattata correttamente, l’insufficienza tricuspidale, può portare alla morte. "Un risultato di grande soddisfazione – commenta il dottor Sergio Berti, direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia Diagnostica e Interventistica dell’Ospedale del Cuore – abbiamo finalmente una tecnica minimamente invasiva per i pazienti fragili ed affetti da molteplici comorbidità. Ulteriore soddisfazione, è stato il risultato finale straordinariamente buono". "Un risultato – spiega il dottor Massimo Mariani, cardiologo dell’ospedale del Cuore – che si può ottenere solo grazie ad una perfetta coordinazione tra le varie figure professionali coinvolte. Come un occhio, ho guidato le mani esperte dei medici verso la posizione più adeguata: un vero e proprio lavoro di squadra". L’intervento di riparazione dell’aorta con protesi endovascolare necessita di una gestione multidisciplinare: significa che il paziente, in seguito alla diagnosi, deve essere riferito ad un Centro a elevato expertise chirurgico ed endovascolare, in modo da poter attuare il trattamento più appropriato, rapido ed efficace. All’Ospedale del Cuore, i pazienti sono presi in carico dall’Aortic-Team, un gruppo multidisciplinare composto da cardiologi interventisti, cardiochirurghi, anestesisti e radiologi della Fondazione Monasterio, coadiuvati dai chirurghi dell’unità operativa di Chirurgia Vascolare dell’Ospedale delle Apuane dell’Azienda USL Toscana Nord-Ovest diretta dal Dottor Giovanni Credi. L’intervento è stato trasmesso in streaming in tre continenti, Europa, Asia e America Latina, affinché i medici delle numerose strutture specialistiche collegate potessero imparare e familiarizzare con la nuova protesi e con le procedure di deployment. Spiegano il dottor Antonio Rizza e il dottor Cataldo Palmieri, cardiologi interventisti dell’ospedale del Cuore: "Sono state sviluppate tecniche completamente endovascolari, che consentono di intervenire con poche piccole incisioni, riducendo al minimo le possibili complicanze per il paziente". Il dottor Michele Murzi, cardiochirurgo all’opedale del Cuore aggiunge: «Il trattamento chirurgico tradizionale, quando la malattia coinvolge particolari anatomie è spesso molto invasivo e caratterizzato da un alto numero di complicanze, soprattutto perché spesso si tratta di pazienti anziani o affetti da altre malattie. Ecco perché abbiamo prediletto quella totalmente endovascolare". Alla Monasterio, il lavoro congiunto di varie professionalità converge in quella che prima era solo un'idea, e adesso una realtà: trattare unitamente tutte le patologie dell’aorta. Quello dell'Aortic-Team è stato un percorso maturato negli anni, grazie alla determinazione ed alla competenza di professionalità complementari, unite dall’obiettivo di individuare tecniche e percorsi per migliorare la prognosi delle malattie dell’aorta, la cui storia naturale – altrimenti – sarebbe stata quasi sempre infausta. Il futuro della terapia di alcune patologie evolve verso una sempre maggiore mini-invasività, con tecniche sempre più innovative che permettono di ridurre i rischi intra e post-operatori, diminuire i giorni di degenza in ospedale e consentire un più veloce recupero, migliorando – così – prognosi e risultati. L’integrazione tra medicina, ricerca e innovazione tecnologica, uno dei pilastri della Fondazione Monasterio, e primo insegnamento del suo fondatore, il professor Luigi Donato, realizza oggi un altro passo verso il nuovo futuro della chirurgia.

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