Milano / Malpensa
"Riaprire tutto con responsabilità"
“A livello nazionale c’è tanta confusione, poca velocità e poca chiarezza”, inizia con queste parole la breve chiacchierata che abbiamo avuto con l’Onorevole Massimo Garavaglia, a margine della conferenza stampa di riapertura del mercato cittadino di Marcallo con Casone. “Ogni settimana di chiusura totale dell’economia costa 10 miliardi”, ci dice preoccupato l’ex sindaco di Marcallo, siamo fermi dall’inizio di marzo, dunque abbiamo già bruciato 80 miliardi di euro. A fine anno sarà un botto mai visto”. Quali sono allora le idee della Lega? “l’importante, afferma, è riaprire tutti, subito e con responsabilità. Ormai i cittadini hanno capito le regole e gli esercenti sono i primi a preoccuparsi se succede qualcosa. Anzi, aggiunge, ci sono commercianti che sono pronti quasi come fossero ospedali per garantire la sicurezza nel loro negozio”. E su questo, come dargli torto. A tal proposito, insiste Garavaglia, “è molto più sicuro un negozio, dove l’ingresso è contingentato e può entrare una persona alla volta, rispetto ad un reparto di un supermercato affollato”. Per questo motivo "la proposta è di affidarsi a sindaci e ai governatori, che sono più in grado di gestire il territorio rispetto al governo e aiutare nel concreto i commercianti. La cosa più semplice è non far pagare loro le tasse (acconto 2021 o Irap); sarebbe un segnale vero per dare fiducia e dare una svolta”. Diversi commercianti, in effetti, probabilmente sulla stessa linea di pensiero hanno manifestato qualche giorno fa a Milano, per chiedere di poter lavorare, salvo poi essere sanzionati dalle forze dell’ordine. “L’episodio è una cosa ignobile e inaccettabile”. Secondo Garavaglia c’è una responsabilità politica nella scelta di multare i manifestanti, in quanto si è scelto di dare un segnale preciso dall’alto. Però attenzione, ammonisce, “quando si tocca la libertà di manifestazione, si lede una libertà fondamentale di una democrazia e bisogna andarci molto molto cauti”. Dal punto di vista sanitario, invece, dal momento che ancora questa settimana circa il 50% dei contagi nazionali era localizzato in Lombardia, le accuse montano, ma l’Onorevole ritiene che “non sia possibile buttare la croce addosso alla regione più colpita; sarebbe come accusare l’epicentro di un terremoto di inefficacia”. E precisa che, se anche qualcosa poteva essere gestito meglio, non è possibile paragonare le altre regioni alla Lombardia, perché “alla scoperta del paziente uno, probabilmente eravamo davanti al paziente cento e già diversi focolai si erano accesi per tutto il territorio”. Dunque, che strada imboccare ora? “tamponi, tamponi, diagnosi, ma anche un po’ di serenità. Il contagio diminuisce, il virus perde forza rispetto all’inizio e i cittadini sono responsabili. Non ci resta che riaprire”.
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