Gli sguardi fissi sull'infermiere o il medico davanti a loro, un lieve movimento della bocca, accompagnato da poche e semplici parole (un grazie, un ciao oppure un cenno per chiedere di salutare la moglie, il marito, i figli, un familiare) e, in molti casi, poi, una lacrima che lentamente scende e bagna la guancia. Perché sembrerà quasi un controsenso, ma il COVID-19 è qualcosa di ancora più subdolo, infimo e 'bastardo'. Un virus che si diffonde in maniera esponenziale, che, in pochi istanti, passa da un soggetto ad un altro senza guardare in faccia a nessuno (il cosiddetto contagio di massa, come alcuni l'hanno chiamato), però, allo stesso tempo, è un virus che, quando decide che è il momento di portarti via per sempre, lo fa nella solitudine più totale. Sei tu è basta! Nessuno della famiglia, nessun parente, nessun amico... solo e soltanto tu, là in un letto di ospedale, che sai, purtroppo, quello che sta per accadere e non puoi nemmeno dare un ultimo abbraccio ad un tuo caro (sei in isolamento e non ti è permesso). Come è possibile? Già... eppure è così! E, allora, vogliamo rendercene conto finalmente. Vogliamo capire e metterci in testa che soltanto seguendo le indicazioni, le direttive e gli accorgimenti che ci stanno continuando a dare, potremmo davvero uscire da questo brutto, bruttissimo momento. Basta, insomma, con le parole, le lamentele e le critiche, servono i fatti e tocca che ognuno di noi li faccia. Ma, soprattutto, bisogna che quella parola tanto ripetuta da giorni, responsabilizziamoci, non rimanga solo sulla bocca, bensì diventi realtà. E' una segno di rispetto per chi, oggi, non c'è più e che se ne è andato senza neanche poter dare un ultimo vero saluto ai suoi familiari.

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