Milano / Malpensa
E continuano a chiamarli professionisti...
C'era una volta un calcio fatto di passione, professionisti, amore per la propria maglia e per la propria squadra. E c'erano una volta partite che sapevano regalare emozioni, gioie e dolori. Tutti ingredienti che, oggi, sembrano appartenere, purtroppo, ad un passato lontano, per non dire lontanissimo. Non ce ne vogliano coloro che ancora credono nei veri valori di questo sport e non ce ne vogliano quei tifosi che, il sabato o la domenica, vanno allo stadio o si mettono davanti al televisore pronti a festeggiare un gol, un'azione o una giocata da fuoriclasse. Il nostro non vuole essere assolutamente un attacco a nessuno. In questo articolo vogliamo semplicemente raccontare di una gara che avremmo sperato potesse essere diversa. Lazio - Inter di ieri sera (domenica 2 maggio ndr), più che una sfida di campionato è stata ben altro. Qualcuno l'ha definita una 'fiction', un termine, forse, un po' forte, ma, per certi aspetti azzeccato. Una vera e propria 'caduta di stile', davanti agli occhi di tutto il mondo. Nulla da togliere all'Inter, prima in classifica meritatamente, e che, alla fine, ha onorato la sua gara fino alla fine (adattandosi, come era normale, al ritmo dell'incontro), qualcosa, invece, da recriminare agli avversari, a quella Lazio che si sapeva non avrebbe forzato la sfida, ma che, però, si credeva avrebbe almeno tentato di giocare al calcio. Perché non veniteci a dire che quello che abbiamo visto si chiama calcio... Il nostro calcio, quello che ci piace davvero, è differente. Vedi, ad esempio, solo per citarne uno, il Livorno, già retrocesso e che, comunque, con la Sampdoria ha dato l'anima per tutti 90 minuti. Il risultato, alla fine, sarebbe stato, quasi certamente, identico (con i nerazzurri vittoriosi e di nuovo in testa alla classifica), la soddisfazione, invece, diversa. In conclusione, quindi, ci chiediamo: non sarebbe giusto riportare, nelle ultime partite della stagione, la contemporaneità su tutti i campi?
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