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lunedì 25 novembre 2024 | ore 03:01

"Un grande uomo e padre"

Dieci anni fa il brutale omicidio di Giuseppe Sporchia, per tutti Pino, tra i fondatori e coordinatore della Protezione Civile di Turbigo. I ricordi del figlio Daniele.
Territorio - I funerali di Giuseppe Sporchia

La chiamata improvvisa, la corsa a casa, proprio mentre stanno arrivando anche i Carabinieri, e, poi, quelle immagini che niente e nessuno potranno mai cancellare. “Mio padre a terra, ormai privo di vita. Mia madre in una pozza di sangue”. La voce si mischia con le emozioni, la commozione e i ricordi, tanti, tantissimi. Dieci anni sono passati dal brutale omicidio che gli ha portato via per sempre suo papà Giuseppe Sporchia, per tutti Pino, tra i fondatori e coordinatore del gruppo comunale di Protezione Civile di Turbigo, ma per Daniele ogni giorno è come tornare indietro al mese di settembre del 2009. “Non c’è attimo che non riviva il momento - commenta - Dentro di me ci sono una grande sofferenza e un enorme dolore, perché è vero, Territorio - Pino Sporchia come si dice, che si va avanti, però è stato qualcosa di terribile e atroce che mi rimarrà impresso nella testa per sempre”. Daniele si trovava a Cuggiono, quando è accaduto tutto. “Ho ancora nella mente il suono del telefonino - continua - Io che ho risposto e dall’altra parte mia mamma che chiedeva aiuto. Senza perdere tempo, quindi, sono tornato a casa, anche se inizialmente non avevo capito che cosa fosse successo, poi, una volta dentro, mi sono trovato davanti una scena agghiacciante. Mio padre era morto, mentre mia madre era gravemente ferita ed è stata, subito, trasportata d’urgenza in ospedale”. Immagini tremende, ma insieme anche il ricordo di un padre che è stato un esempio e un punto di riferimento, non soltanto per lui, bensì per le Territorio - Daniele Sporchia numerose persone che l’hanno conosciuto ed hanno condiviso con lui l’impegno a fianco del territorio, della sua gente e di chi, purtroppo, ha dovuto confrontarsi con situazioni di criticità e difficoltà. “A quanti mi chiedono come lo descriverei, rispondo che vorrei essere un decimo di come era lui - racconta Daniele - Era davvero un grande uomo, un grande papà e per la Protezione Civile turbighese non era soltanto un semplice coordinatore, era un riferimento in tutto e per tutto, sapeva trascinare e farsi seguire dal gruppo e i volontari (una delle cose più importanti) si fidavano di lui. Sapeva, insomma, come rapportarsi con le persone e riusciva con i suoi modi a coinvolgerle nelle singole attività, sia durante le esercitazioni o le iniziative, sia al momento di partire per andare a prestare soccorso e portare sostegno ai luoghi dove si era verificata una calamità naturale. Aveva tantissime qualità, però una che lo caratterizzava in maniera forte (e che è la stessa che mi ha trasmesso fin da piccolo) era appunto quella dell’aiutare gli altri. Non scorderò mai, infatti, una frase che mi ripeteva spesso, ossia che chi è in Protezione Civile o nel mondo del volontariato dà, però senza pretendere in cambio qualcosa. Ecco, è questo il principale insegnamento che mi ha lasciato mio padre e che mi ha guidato in passato e mi guiderà nel presente e in futuro”.

DANIELE: "NON C'E' GIORNO CHE NON RIVIVA QUEI MOMENTI"

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