Milano / Malpensa
Gli F-35 assemblati a Cameri
- 10/11/2017 - 12:16
- Attualità
Uno dei progetti di aeronautica militare più contestati, soprattutto nell’ambito del nostro Paese. Non pochi governi italiani, infatti, si sono trovati ad affrontare delicati equilibri sul mantenimento di questo costosissimo progetto, realizzato con diversi partner Nato. Sono quattordici gli Stati impegnati ufficialmente nel progetto: Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Italia, Olanda, Norvegia, Turchia, Gran Bretagna e Stati Uniti, a cui si aggiungono Repubblica di Corea, Giappone e Israele. “Attualmente - si legge sul sito ufficiale ‘f35.com’ - sono più di 400 i piloti abilitati” e oltre 4mila i tecnici formati per occuparsi della manutenzione degli F-35. Esistono tre varianti di questo jet supersonico: F-35A a decollo e atterraggio convenzionali (Conventional Takeoff and Landing - CTOL), la variante F-35B a decollo breve e atterraggio verticale (Short Takeoff and Vertical Landing - STOVL) e la variante imbarcata F-35C (Carrier Variant - CV). Prossime scadenze, l’adozione del jet nel 2018 da parte della Marina militare americana e di quella britannica. A inizio giugno, intanto, è stato svelato anche il primo F-35 assemblato a Nagoya, in Giappone. E il 19 dello stesso mese, un F-35A americano ha partecipato al ‘Paris Air Show’ con una dimostrazione di volo. In Italia, e forse pochi lo sanno, l’unica base abilitata per l’assemblaggio e realizzazione finale degli stessi (non solo per l’Italia ma per tutto il sud Europa) è la vicinissima sede di Cameri (Novara). Il primo volo ufficiale ‘nostrano’ è avvenuto martedì 24 ottobre. Il primo F-35B, aereo a decollo corto e atterraggio verticale, interamente costruito nella base di Cameri, a nordest di Novara, ha compiuto un volo di collaudo. Il pilota è rimasto ai comandi più di un’ora seguendo una scaletta prestabilita di prove tecniche. Poca, pochissima, enfasi pubblica per un aereo potentissimo che però ha creato più discussioni che approvazioni. Un successo tecnico aerospaziale di cui vantarsi, ma dai costi molto proibitivi. (FOTO DI DONATO ANGELO TORNOTTI)
"GLI AEREI? FANNO RUMORE"
“Gli F35 fanno troppo rumore”. Gianpaolo Andrissi, consigliere regionale del M5S, ha presentato all’assessore all’Ambiente Alberto Valmaggia un’interrogazione sull’inquinamento acustico provocato dagli aerei assemblati allo stabilimento Faco di Cameri. “Bisogna valutarne l’impatto - ha spiegato Andrissi - Secondo uno studio delle forze americane statunitensi, il suono di questi velivoli è due volte superiore a quello di un F15 in fase di decollo e quattro volte in atterraggio”.
L'ITALIA ACQUISTA 90 AEREI F-35 E 60 F-35A
“Le promesse fatte all’Italia dagli Stati Uniti sul programma F-35 sono state disattese, a discapito delle nostre imprese e della FACO di Cameri”. È quanto avrebbe dichiarato Guido Crosetti, presidente dell’Associazione Industrie per l’Aerospazio, i Sistemi e la Difesa. Il potenziale economico derivante dal programma F-35 è direttamente correlato al numero di aerei acquisiti dal paese partner. L’Italia ha acquistato 90 F-35: trenta nella versione B (15 previsti per la Marina ed altri 15 per l’Aeronautica, mentre tre saranno permanentemente destinati negli Stati Uniti per operare presso l’Integrated Training Center) e sessanta F-35A, variante a decollo ed atterraggio convenzionale. La nuova flotta sostituirà 253 velivoli.
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