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lunedì 25 novembre 2024 | ore 06:45

'Figliol Prodigo'... e rinnovano la vita

Il musical dei detenuti di alta sicurezza della casa di Reclusione di Milano Opera. Tredici pluriergastolani sul palco dell'auditorium Paccagnini di Castano Primo.
Sociale - Il musical 'Il Figliol Prodigo'

E' stata una serata davvero ricca di significato, quella che venerdì 17 marzo si è presa la scena all’auditorium Paccagnini di Castano Primo. Una serata che difficilmente i presenti dimenticheranno. In occasione dell’anniversario ventennale di Fondazione Mantovani, fondata dal senatore e consigliere regionale Mario Mantovani in ricordo della scomparsa sorella Ezia, la stessa ha voluto omaggiare tutta la cittadinanza del territorio con un musical straordinario. E straordinario è da intendere in tutti e due i significati: in primo luogo, bello e stupefacente, in secondo luogo fuori dall’ordinario, perché gli attori erano i detenuti di alta sicurezza del carcere di Milano Opera. Non l’avessero specificato, nessuno se ne sarebbe accorto. Ma l’iniziativa è stata molto più che l’ennesimo segnale di solidarietà della Fondazione. Il musical, infatti, parte da molto più lontano e affonda le sue radici nella convinzione che “Nella vita nessuno può impedire a Dio di poter riabbracciare il proprio figlio”. Da cogliere il senso metaforico di queste parole, ma da cogliere anche il fatto che queste cadono dalle labbra del Pontefice, Papa Francesco, che ha, attraverso una missiva scritta in occasione del giubileo del carcerato, dato la sua benedizione ad uno spettacolo che è similitudine di rinascita e redenzione. “La finalità è quella di rinforzarsi dentro e prendere coscienza che soltanto chi cade e soffre, sbagliando, può diventare un valore aggiunto nella vita di tutti”. Queste le parole della regista, Isabella Biffi, che quotidianamente si dedica a questi uomini e donne, che scontano una pena, cercando di offrire una possibilità di rinascita. Pensiero che si sposa a perfezione con l’idea del presidente di Fondazione Mantovani, monsignor Sergio Salvini che, nel corso della conferenza stampa, ha rivolto più volte l’invito “A non avere paura, a non fermarsi e andare avanti, spalancando le porte del cuore, perché sarà Dio, alla fine, a fare i suoi calcoli. A noi, dice, non resta che vivere la vita al massimo, mettendo al centro di questa l’amore”. E le testimonianze degli attori, infine, hanno concluso un quadro che pare perfetto. Giuseppe e Giovanni, due protagonisti, hanno raccontato la loro esperienza e come tutto questo è nato. Alcuni per caso, altri per scelta, hanno tutti scoperto, e paiono ripeterlo in coro, doti canore e di recitazione che non pensavano di avere. “È bello mettersi in gioco e raggiungere traguardi che stando fermo è impensabile tagliare”. Ma il concetto più bello, alla fine, è espresso proprio da uno dei due attori che, con il cuore in mano, ha detto: “Ora sono riconosciuto per il bene che faccio e non più per il male che ho commesso”. Ed è forse questa, aggiungiamo noi, la vera vittoria nella vita.

SU IL SIPARIO ALL'AUDITORIUM PACCAGNINI

Si abbassano le luci, si apre il sipario e che lo spettacolo abbia inizio! Dopo una breve presentazione è calato il silenzio e una lieve musica ha dato il via ad una serata di festa. Lo spettacolo trova le radici del suo titolo dalla parabola del ‘Figliol prodigo’, raccontata nel Vangelo secondo Luca. Il musical ne è una rivisitazione geniale, che incolla lo spettatore al palco, fin dalle prime battute. Battute che mostrano un fratello che si occupa minuziosamente della gestione delle proprietà e della vendita della seta e di un altro che, invece, passa oziosamente la gran parte delle sue giornate. Canti e balli per ogni scena raccontano, poi, come il fratello ozioso decida di partire alla ricerca di una misteriosa donna e si ritrovi in una locanda. All’interno di questa, forse, le scene più belle, dove lo sperpero di denaro è infinito e la truffa è dietro l’angolo, ma in compenso il giovane trova la donna che stava cercando, riuscendo a conquistarla. Lei è bellissima e lui ci perde la testa. Però si sa, i soldi, se non investiti, finiscono presto e così, tra una peripezia e l’altra, lui deve tornare. È una scelta non facile e coincide forse con il momento di massima tensione scenica. Al ritorno, comunque, è festa grande. Il padre ritrova un figlio perduto e la platea applaude instancabilmente per le emozioni portate in scena.

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