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domenica 24 novembre 2024 | ore 17:29

Da Carolina alla legge sul Cyberbullismo

Dalla tragedia della giovane Carolina alla legge sul Cyberbullismo. Troppi, tanti episodi che purtroppo continuano a ripetersi e che non possono passare sotto silenzio.
Attualità - Cyberbullismo (Foto internet)

NEL 2013 IL DRAMMA DELLA 14ENNE ALLE PORTE DI NOVARA - Nel gennaio 2013 la notizia ci sconvolse, un po’ per la vicinanza geografica, un po’ perchè notizie di questo tipo di solito “venivano dall’America”. Sembra un’altra epoca, ma soli tre anni fa, social media, whatsapp, youtube, ecc. non avevano ancora la diffusione e massificazione che hanno oggi. Eppure, per certi versi, almeno in Italia, tutto parte da quel 5 gennaio alle porte di Novara: Carolina Picchio aveva 14 anni quando, la notte tra il 4 e il 5 gennaio 2013, si è lanciata dalla finestra della casa del padre al terzo piano. La giovane era stata vittima di cyberbullismo. Sei minorenni e un maggiorenne di Novara un giorno di dicembre 2012 la fecero bere fino a renderla incosciente riprendendola con il telefonino mentre vomitava e i suoi ‘amici’ si esibivano in uno spettacolo a sfondo sessuale. Il video fu messo in rete, totalizzando nel giro di pochi istanti più di duemila visualizzazioni. “Se la giustizia fosse davvero giusta questi ragazzi dovrebbero andare nelle scuole per anni a spiegare quanto male hanno fatto con i loro video, i loro messaggi, le loro parole - riuscirà a spiegare solo anni dopo il padre, in una battaglia di educazione civica, per la sua ‘Carolina’ - Questo per me vuol dire metterli alla prova. Io non urlo, non chiedo galera vita o punizioni esemplari. Ma pretendo che almeno capiscano fino in fondo la gravità del loro comportamento. Che almeno spieghino ai ragazzini quanti rischi e quali mostri può creare Internet”. La giovane, prima del drammatico gesto, scrisse: “Le parole fanno più male delle botte, cavolo se fanno male. Poi riferendosi ai bulli: “A voi cosa viene in tasca oltre a farmi soffrire? Grazie per il vostro bullismo ragazzi, ottimo lavoro”. Se la giustizia non portò a pene particolarmente gravi, purtroppo la pratica del cyberbullismo si diffuse. E molto. Anche fuori da alcuni nostri importanti Istituti si sono registrati video di bullismo e pestaggi gratuiti che non meritano giustificazione.

DOPO TANTI, TROPPI CASI, FINALMENTE UNA LEGGE

Ci sono voluti troppi anni, molti casi, tante vite ormai segnate per sempre. Ma una legge ora c’è. Finalmente. Ecco i punti fondamentali del nuovo ordinamento sul cyberbullismo. Identikit del bullo: Entra per la prima volta nell’ordinamento una puntuale definizione legislativa di bullismo e cyberbullismo. Bullismo è l’aggressione o la molestia ripetuta a danno di una vittima in grado di provocarle ansia, isolarla o emarginarla attraverso vessazioni, pressioni, violenze fisiche o psicologiche, minacce o ricatti, furti o danneggiamenti, offese o derisioni. Oscuramento del web: Chi è vittima di cyberbullismo (o anche il genitore del minorenne) può chiedere al titolare del trattamento, al gestore del sito internet o del social media di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete. Se non si provvede entro 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della Privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore. Docenti anti-bulli: In ogni istituto tra i professori sarà individuato un referente per le iniziative contro il bullismo e il cyberbullismo. Al preside spetterà informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo e, se necessario, convocare tutti gli interessati. Stalker telematico: Viene rafforzata l’attuale aggravante per gli atti persecutori online specificandone meglio i contorni. Lo stalker informatico sarà ora punito con la reclusione da uno a sei anni. Ammonimento del Questore: in presenza di reati non procedibili d’ufficio (a condizione che non vi sia querela) il bullo, sulla falsariga di quanto già è previsto per lo stalking, potrà essere formalmente ammonito dal questore che lo inviterà a non ripetere gli atti vessatori. Ma la cosa più importante rimane sempre una: aver il coraggio di denunciare, alle autorità competenti, a scuola, agli allenatori sportivi, ai genitori, ogni episodio che provochi sofferenza, prima che il web moltiplichi il dramma all’infinito.

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