Milano / Malpensa
Bailetti nell'olimpo dello sport
"L'Italia c’è!”. “Siamo lassù, sul gradino più alto del podio”. Era il lontano 1960, Antonio Bailetti, Ottavio Cogliati, Giacomo Fornoni e Livio Trapè si laureavano campioni olimpici nella 100 chilometri a squadre alle olimpiadi di Roma. Cinquantacinque anni dopo, il ricordo e le immagini di quell’impresa sono più che mai vivi nella mente e nei cuori di tutto il nostro Paese (in fondo parlando di ciclismo inevitabilmente uno dei pensieri che subito viene alla mente è appunto legato a quel fantastico giorno). Ma cinquantacinque anni dopo l’emozione tornerà di nuovo a farsi sentire più forte che mai, perché il prossimo 15 dicembre il turbighese Antonio Bailetti, proprio nella capitale, verrà premiato dal Coni, alla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi, del Distintivo Collare d’oro al merito sportivo (la massima onorificenza dello sport italiano). “Emozionato? Diciamo contento – racconta – Rivivere quei momenti, infatti, è sempre una grande felicità. Gli istanti prima della gara, il ritiro nei giorni precedenti o la preparazione; anche se quando mi chiedono quale sia il ricordo che più di tutti porto con me è certamente l’arrivo: la tensione che scendeva, avevamo finito di soffrire, già perché una volta si partiva a tutta tutti e si arrivava a tutta tutti, non potevi diminuire il ritmo, certi tipi di gara non te lo permettevano. Noi, comunque, sapevamo che avremmo potuto farcela, eravamo un gruppo molto forte. E alla fine eccoci là, proprio sul gradino più alto del podio”. Il coronamento della sua brillante carriera tra i dilettanti per poi tuffarsi nel mondo professionistico e continuare ad imporsi, come solo lui sapeva fare, con quella gentilezza e umiltà mischiata alla sicurezza dei suoi mezzi che ne hanno fatto un campione con la ‘C’ maiuscola. “In totale ho vinto 20 gare – continua – tra cui delle tappe al Giro d’Italia ed al Tour de France, alcune al Giro di Sardegna ed al Trofeo Laigueglia, ecc… Non dimenticherò mai la prima gara da professionista, proprio al Giro di Sardegna: subito dopo il via sono scattato come mio solito quando correvo nei dilettanti, ma subito mi ha raggiunto Ercole Baldini; mi ha guardato e mi ha detto “Ragazzo qui si scatta quando si va a 60 chilometri all’ora…” così sono immediatamente rientrato nei ranghi. Però, qualche giorno più tardi, mentre si andava appunto a 60 chilometri, mi sono lanciato di nuovo e sono andato a tagliare per primo il traguardo. Un ricordo che porterò sempre con me, anche se ne ho davvero tantissimi. Le competizioni alle quali ho preso parte, ognuna mi ha lasciato qualcosa. O ancora le varie squadre con le quali ho gareggiato (Bianchi, Carpano, Sanson, Salvarani e Faema), fino ai diversi campioni con cui ho corso: con Balmamion c’è un legame speciale (ero con lui quando ha vinto i Giri d’Italia del 1962 e del 1963) passando per Gimondi, Adorni ed il grande Merckx. Sono stati anni intensi e che mi hanno fatto crescere ulteriormente, fino al 1969 quando ho dovuto ritirarmi a seguito di un incidente durante una manifestazione al velodromo Vigorelli di Milano”.
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