Milano / Malpensa
La sua e la nostra storia
Per Cuggiono ed i cuggionesi è stato un vero e proprio libro di storia, dei dolori della Guerra Mondiale, ma anche dei lavori di ricostruzione degli amministratori nel dopo guerra. Si è spento la scorso fine settimana Emilio Crespi, 93 anni, ed una voglia instancabile di testimoniare le pagine più dolorose della sua vita. Io stesso ho avuto l’onore di intervistarlo, diversi anni fa, per un articolo riproposto su www.logosnews.it/cuggiono, ma fu lui “con quella capacità instancabile di cucire relazioni e fermarsi a ‘ciciarà’ con tutti - come ha ricordato don Franco nell’omelia funebre - rendendolo uomo di relazioni e di incontro”. Come tanti giovani di allora fu chiamato alle armi e andò a combattere vicino a Fiume prima di essere catturato dai tedeschi: “Arrivammo a Furstenberg, ci lavammo e ci rasarono, mi diedero il numero di prigionia 310461. Poi, con altri 600 italiani fui trasferito a Finsterwalde (Germania). Vi rimasi due anni, da 76kg scesi a 46Kg. Nel campo di prigionia la sveglia era alle 3.30, per poi andare a fare turni di lavoro di 12 ore in una fabbrica per aviatori e sommergibili. Ci spostavano, a piedi, in colonna, spesso accompagnati da civili, bambini compresi, che ci dileggiavano facendoci bersaglio di sputi e sassi. La nostra razione quotidiana: una brodaglia con qualche pezzo di rapa e una noce di margarina. Francesi, americani e inglesi invece ricevevano ben altra alimentazione...” Onore, fede, speranza e affetti: valori che dovrebbero fare da monito per tutte le nuove generazioni.
L'intervista ad Emilio Crespi del 2003
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