Oltre 10 libri pubblicati, il più recente nel 2010, 'Le voci di Petronilla', continue collaborazioni con la televisione online booksweb.tv, numerosi ricettari e due testi di narrativa. In un nome: la giornalista del Corriere della Sera, Roberta Schira, che si occupa di costume, cultura e critica gastronomica. “Il corpo parla a nostra insaputa, rivela e racconta inavvertitamente, tradisce offrendo una psicologia, una sociologia. Se osservate il comportamento di qualcuno a tavola vi vedrete come un animale nel suo territorio, un individuo esibirsi involontariamente perchè non sa che in quel momento di lui si vede tutto”. Una prefazione tratta dal noto filosofo, Michel Onfray, forte, decisa, quella che adotta l’autrice del libro 'Il nuovo Bon Ton a Tavola'. L'altra sera, al Castello Visconteo di Abbiategrasso, Roberta Schira, laureata in Lettere con indirizzo Psicologico, e madrina della cucina, occupandosi del mondo culinario a 360°, ha presentato il suo 11esimo libro. Il – nuovo - (scritto in piccolo perchè come lei stessa precisa, dà una rispolverata alle vecchie e buone abitudini), Bon Ton a Tavola e l’arte di conoscere gli altri, con un messaggio che prosegue stupendo il lettore “Vedo come mangi e saprò chi sei”, di Salani Editore, è accantivante, dal sapore aromatizzato e condito con una raccolta di informazioni, “postate all’incirca 2 anni fa su facebook - introduce l'autrice - dove chiedevo ai miei amici e conoscenti la cosa più fastidiosa di una donna e viceversa di un uomo a tavola. In quel momento, un fiume di considerazioni, decisamente spietate e dettate da un’acuta osservazione del partner o, peggio ancora, della persona che si sta conoscendo. La tavola, quindi, svela tutto di noi... persino la noia, l’attenzione che si manifesta durante il dialogo”. E a proposito di quest’ultimo, dopo una lunga lista, le cose da evitare in modo tassativo sono 3: l’argomento del sesso, politica e soldi. Citando, invece, alcune delle frasi spregiudicate e “spifferate” a ‘mo di confessione “facebokkiana”, raccolte nelle lunghe pagine del libro, a partire dalla 119: “inizia a mangiare prima di noi e quando arriva il nostro piatto ha già finito”; “fa il cretino con la cameriera”; “mangia con la testa nel piatto”; parla e ride con la bocca piena” e via dicendo, gli accorgimenti fastidiosi che fanno a capo del “non sopportiamo lui a tavola quando...” e al contrario “non sopportiamo lei a tavola quando: “ride sguaiatamente”, “racconta aneddoti banali e idioti sulle sue amiche”, si trucca sbirciandosi nel sottopiatto d’argento” o ancora “non ascolta l’interlocutore”. Oltre, quindi, all’educazione da riservare al cameriere, se si è a cena fuori, oppure alle suocere o amici, oltre al rebus “forchetta a destra o sinistra”, piuttosto che una fuga visiva al cellulare, Roberta Schira pone in evidenza un concetto forte e determinato: “noi siamo lo specchio di quel che facciamo, soprattutto a tavola. Un modo arrogante con chi ci è davanti, un fare brusco con un’estraneo, il linguaggio del corpo che inganna e sbiadisce le belle parole dette qualche secondo prima, danneggiano la nostra immagine, facendo emergere quel che siamo realmente, senza nè maschere o tovagliolo davanti”. Un’incontro che fa riflettere su più aspetti, quello culinario e quello psicologico che, da parte di una professionista come lei, non poteva di certo mancare, come per la dedica sul libro: “A Viviana – l’uomo è come mangia”.

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