Milano / Malpensa

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Il governo Meloni ha ufficialmente tagliato il traguardo degli 886 giorni, laureandosi (sic) il 5° governo per longevità della storia della Repubblica Italiana. C’è del perverso, è vero, nel festeggiare nemmeno 2 anni e mezzo di governo, ma dopo tutto “paese che vai, usanza che trovi” e dunque non è nemmeno così strano parlare di caroselli per un esecutivo che ha ampiamente doppiato la durata media dei governi italiani (circa 414 giorni – 68 governi in 79 anni). Il governo Meloni ha riportato una solidità istituzionale che mancava dopo anni ormai di coalizioni traballanti e scollate; una linea politica, che, più o meno condivisibile, quantomeno è coerente con quanto promesso in sede elettorale; e ha infine rafforzato qualche legame internazionale, che fino a quel momento mancava di tenacia. Ma se questi sono meriti che non si possono non riconoscere alla Premier, al tempo stesso non dire che Meloni abbia beneficiato di uno stato di quasi completa catatonia della schiera delle opposizioni, equivarrebbe a dire il falso. Un paese, questo, completamente privo di un’alternativa credibile; e la situazione è molto più grave di quanto si pensi. Se il M5S è imploso internamente come una supernova, dunque più che pietà non possiamo esprimere; il PD vive forse oggi la sua fase più complessa dall’Ulivo ad oggi. E credetemi, lo stato di completo abbandono e distacco dalla realtà che vive oggi il PD non è lontano dal rivelarsi esiziale per il partito stesso. Riavvolgendo il nastro della leadership politica di Schlein, è incredibile come ogni scelta strategica della leader sia stata sbagliata e abbia gradualmente allontanato il partito dal suo elettorato e dai problemi del paese. Al posto che proporre un’agenda alternativa a quella di governo, Schlein ormai si accompagna spesso alle parole di Salvini, criticato in teoria, assecondato nei fatti. Dall’anti-europeismo crescente, passando per il mercato del lavoro e delle pensioni, finendo al mancato appoggio alla difesa Ucraina. Se a queste scelte si aggiungono le proposte completamente anacronistiche delle fronde interne come quella di Franceschini sul cognome delle madri, ecco che gli ingredienti per un travaso elettorale verso Azione e +Europa sono ormai tutti pronti sul tavolo. Non andranno d’amore e d’accordo, ma con questa opposizione Meloni, Salvini e Tajani possono dormire sogni molto tranquilli: Berlusconi II e Berlusconi IV sono avvisati.
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