Milano / Malpensa
Ben: "Crederci e non mollare mai..."
La zona è quella di Porta Venezia. Ben (come lo chiamano tutti fin da quando è bambino, perché in realtà il suo vero nome è Fuomba) è seduto al tavolino di uno dei tanti bar che si trovano lì; gli occhi che raccontano un passato e un presente fatto di grande impegno, sacrificio e passione; sul viso, il sorriso che non l’ha mai abbandonato, neppure oggi che, dopo il lungo e difficile anno e mezzo di emergenza covid, si è visto costretto a chiudere la sua attività. “Ma io non mi arrendo - ci dice con la sua immensa e straordinaria semplicità - La vita è così, ci sono alti e bassi, però bisogna sempre guardare avanti con speranza e determinazione”. Chi si ferma è perduto, insomma, per usare quel vecchio detto, in fondo è proprio questa la frase che più e più volte ripete mentre è con noi e che da sempre l’ha guidato e lo sta guidando. “Sono partito dalla Costa d’Avorio, la mia terra d’origine, che ero giovanissimo - ricorda - Avevo un sogno, provare a lavorare nel mondo della moda e, allora, ho deciso di trasferirmi in Italia. Già in Africa, comunque, avevo cominciato a muovere i primi passi, poi una volta qui ho frequentato una scuola specifica, trovando occupazione, successivamente, in alcune sartorie”. Ma dentro di lui ecco il desiderio di creare qualcosa di personale, che lo aiutasse a far emergere ancor di più le sue importanti qualità e capacità. “Mi sono messo, pertanto, in proprio - afferma - Non ero da solo e, purtroppo abbiamo dovuto chiudere”. Come detto, però, la vita va avanti e, qualche tempo dopo per Ben è arrivata un’altra opportunità. “In via Gian Galeazzo, infatti, ho aperto una nuova attività (l’atelier Doukoure) - spiega - Abiti principalmente femminili, in ogni caso anche da uomo o su richiesta. Assieme creavo delle mie collezioni e c’erano davvero diverse persone che venivano oppure mi chiedevano di realizzare loro qualcosa. Stava andando bene, fino a che è arrivata la pandemia. Ho cercato di resistere, ci ho messo anima e cuore, poi, con gli ‘stop’ dovuti ai lockdown ed alle limitazioni e restrizioni e con l’affitto da pagare, mi sono visto costretto ad abbassare la saracinesca. Il lavoro era meno, le spese, invece, le stesse o quasi di prima del covid, così non ho potuto fare altro che prendere questa decisione”. Il dispiacere, ovvio, è stato forte, eppure nemmeno stavolta si è perso d’animo. “Non serve e non ti aiuta di certo - conclude - Anzi, dentro di me ho subito pensato che non potevo starmene fermo, aspettando l’evolversi delle situazioni; dovevo rimboccarmi le maniche e cercare una soluzione almeno temporanea”. E l’idea è stata di spostare tutto nella sua abitazione, a Corbetta. “Sopra abito, mentre al piano terra ho allestito un laboratorio, dove vado avanti a cucire i vestiti - conclude - Proprio in queste ultime settimane, ho preparato una collezione e spero che possa avere successo. Oggi, dunque, proseguo la professione da casa, in cerca, intanto, di nuove occasioni in qualche atelier, sartoria o realtà nel mondo che amo e che ho sempre sognato, quello, appunto, della moda”. (Foto Eliuz Photography)
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