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lunedì 25 novembre 2024 | ore 02:31

Giovani nei luoghi più fragili del mondo

Mese Missionario Straordinario: tre storie di giovani del nostro territorio.
Sociale - Giovani in Missione

Si parla tanto dei giovani. E, il più delle volte, male. Accusati di non avere più valori, egoisti, fuggenti ogni responsabilità. Eppure ci sono giovani che scelgono di dedicare le loro “vacanze” dallo studio o dal lavoro per gli altri, felici di affiancarsi a sostegno di progetti con l’obiettivo di aiutare chi vive situazioni di estrema difficoltà negli angoli più remoti e dimenticati della Terra, in Italia o nel mondo. La testimonianza controcorrente di alcuni di loro, di chi, invece dei luoghi turistici, ha percorso le strade più povere e desolanti dell’uomo, senza il timore di “sporcarsi le mani”, possa dare valore a quanti ogni giorno, concretamente, con le proprie scelte, comprendono di vivere, senza nessun merito, nell’abbondanza di risorse e possibilità, e non si tirano indietro nella costruzione di un mondo migliore, per tutti. È una responsabilità anche nostra! Così, in questo ottobre speciale, annunciato da Papa Francesco come ‘Mese Missionario Straordinario’, dal tema ‘Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo’, si rinnova la consapevolezza di dover essere una Chiesa in uscita, in missione nel mondo (gli appuntamenti diocesani: 26 ottobre Veglia missionaria in Duomo, 31 ottobre Notte dei Santi in chiave missionaria per gli adolescenti).

Emanuele, da Inveruno a Nairobi
Emanuele Bosetti di Inveruno, dopo il volontariato in Moldova, quest’estate ha vissuto un’esperienza con i Cantieri della Solidarietà in Kenya. Missione - Emanuele a Nairobi.1“Sapevo che non avrei potuto cambiare il mondo, ma volevo mettermi in ascolto e aiutare - racconta - Ricordo il senso di oppressione (come se ti mancasse l’aria) nella baraccopoli di Nairobi, con le lamiere accatastate una sull’altra, nelle vie strette... Il nostro servizio principale era a Cafasso House, centro di riabilitazione per ex carcerati (oltre alle mattine nel carcere minorile e visite ad altri centri): al mattino lavoravamo insieme ai ragazzi nei campi, in cucina o con gli animali, nel pomeriggio giocavamo insieme. Quando son tornato la sensazione era come ‘se la testa (o forse il cuore) era rimasto là’, ho capito che la cosa più importante era raccontare la realtà che ho incontrato, non filtrata, ma vera”.

Il sorriso di Michela in Bangladesh
Michela Martinelli è partita da Turbigo alla volta del Bangladesh, grazie a un progetto conosciuto tramite l’Università Cattolica, ‘Mission Exposure’, realizzato in collaborazione con il PIME. Missione - Michela in Bangladesh.1“Insieme a Padre Almir, che ci ha accolto, abbiamo raggiunto una struttura del villaggio di Moeshpur, che ospita oltre 150 ragazzi, per permettere loro un’istruzione maggiore, oltre alle lezioni a scuola. Abbiamo insegnato e imparato canzoni e giochi nuovi, abbiamo riso e ci siamo affezionati. Quando sono partita avevo gli occhi lucidi all’idea di lasciare i nostri nuovi amici... Mi piacerebbe consigliare a tutti di vivere un’esperienza simile, ad averne la possibilità. Non fatevi spaventare dalle paure o dalle difficoltà. Credo sia coraggioso lasciare per un po’ le proprie comodità e andare lontano per conoscere persone e culture nuove che non solo vi faranno vedere quanto è bello e grande il mondo ma vi permetteranno anche di lavorare su voi stessi”.

Letizia in missione in Indonesia
Letizia Gualdoni, da Cuggiono fino a Nias, un’isola ai margini del vasto arcipelago dell’Indonesia, per un’esperienza con Caritas Ambrosiana, impegnata in un servizio di assistenza alla disabilità in due case di accoglienza e assistenza per bambini con disordini mentali, abbandonati dalle famiglie d’origine o malnutriti, oltre alle visite nei villaggi.  Missione - Letizia in Indonesia.1“Riscoprire la semplicità e insieme la bellezza di mettersi in gioco, prendendosi cura, nel miglior modo possibile. Cambia lo sguardo confrontarsi direttamente con le ferite degli ultimi, tra contraddizioni e disuguaglianze. Sembra prevalere nel mondo l’idea che il benessere conquistato non si possa condividere con tutti. Dobbiamo insistere per trasmettere agli altri che la nostra umanità si basa sull’accoglienza e sulla solidarietà”.

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