Milano / Malpensa
L'Italia alla ricerca di un Presidente
Dopo nove anni, un mandato e un ‘interregno’, Giorgio Napolitano si è dimesso da Presidente della Repubblica Italiana. Un atto annunciato, che è caduto giusto alla chiusura del semestre italiano di guida Europea, ma non per questo meno importante e significativo nel contesto politico italiano.
Una scelta, la sua, maturata per più motivi, in primis ovviamente l’età: Napolitano, infatti, è nato a Napoli il 29 giugno 1925, 90 anni fa, ed il ruolo da lui ricoperto sicuramente prevede stress e tensioni che richiedono grande attenzione e presenza ‘fisica’.
Ma la scelta di ‘Re Giorgio’, così rinominato da prestigiose testate internazionali, deriva anche da un certo ‘impasse’ della politica nell’attuare le riforme per cui lui stesso aveva dato precise indicazioni, in primis la legge elettorale.
Ricordiamo che la ri-elezione di Napolitano, circa due anni or sono, non è stata una precisa scelta politica, quanto più un ‘fallimento’ della politica. Uomo di sport, di dialogo e di grande sensibilità: nei discorsi e nelle visite ha sempre dispensato speranza e ottimismo perchè, per chi come lui ha visto la guerra, non vi è nulla di cosa grave che non sia recuperabile. Rispettato, ma anche criticato, Giorgio Napolitano è riuscito a rendersi osservatore attento, vigile e imparziale della ‘pazza’ politica italiana, in questo passaggio dal Berlusconismo della Seconda Repubblica all’avvento di Renzi, comprendendo la nascita e crescita di partiti di ‘pancia’ come la Lega Nord ed il Movimento 5 Stelle, ma soprattutto ben sapendo che le critiche e la disaffezione verso la politica sono molto spesso frutto di scelte incomprensibili degli stessi parlamentari.
Da giovedì, è iniziata così la ‘conta’ per trovare un successore il cui primo obiettivo deve essere necessariamente il riuscire a riportare la gente vicino alla politica. In questi giorni chiedendo alla gente comune chi avrebbe voluto come presidente, in tanti, in troppi, scuotevano il capo per mancanza di reale interesse.
Questo non deve più accadere: nel mondo ci sono popolazioni che lottano anche a costo della vita per avere rappresentanti che li difendano e governino. Senza una politica per e con la gente, sarà l’intero Stato a proseguire il declino.
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