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Gio, 21/11/2024 - 20:50

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giovedì 21 novembre 2024 | ore 21:02

La Storia della Colonna Infame

Silvio Castiglioni porta al CRT il famoso saggio Manzoniano, per riflettere sui tragici errori che oggi, come in passato, distruggono vite e individualità.
Colonna infame

La Storia della Colonna Infame è a teatro (fino al 15 maggio, al CRT salone di Milano, via Dini, 7) per evidenziare la contemporaneità di una storia vera del Seicento, che Alessandro Manzoni, dopo studi e continue modifiche, rese famosa pubblicandola in appendice ai Promessi Sposi dell'edizione 1840. Il saggio storico, che narra dei due untori, il commissario sanitario Guglielmo Piazza e il barbiere Gian Giacomo Mora, ingiustamente condannati per aver diffuso la peste nel 1630, e della colonna eretta al posto dell'abitazione del Mora, doveva far parte del capolavoro del Manzoni, ma fu in seguito posto in appendice per non distogliere dalla storia di Renzo e Lucia. Tuttavia, il racconto della colonna infame, è da molti considerato il vero finale del romanzo (è solo dopo il saggio, infatti, che Manzoni pone il vocabolo 'fine'), evidenziando l'errore commesso dai giudici e quell'abuso di potere che calpestò ogni forma di buonsenso e di pietà umana, spinto solo da una convinzione senza fondamenti e da una paura connessa alle tragiche condizioni del tempo. Una vicenda storica priva di lieto fine, capace di suscitare un‘indignazione che, oggi, attraverso il teatro, si vuole rendere nuovamente intollerabile, perché anche nella contemporaneità invasa dalle paure collettive, si abbandonino giudizi temerari e si prosegua in base ai fatti e alla dignità delle persone. La città contemporanea dimentica tutto questo, eleggendo un pensare comune che calpesta le ragioni del singolo. “Ho abitato per un anno in via Gian Giacomo Mora – dice l'autore Silvio Castiglioni – ignorando perché una strada del centro fosse intestata ad un barbiere. Passavo, ignaro, davanti all‘edificio che sta dove c'era la sua casa-bottega distrutta nel 1630 per far posto all'infame colonna, eliminata poi 148 anni dopo. Una perfetta damnatio memoriae, una doppia cancellazione che fa perdere l‘orientamento spazio temporale”. L'uomo di oggi perde i riferimenti, perché, in una società veloce, è spesso spinto a ragionare da 'massa'; questo spettacolo, concentrandosi sul singolo, vuole al contrario ridare pensiero alle persone: una volontà che ripaga, certo, le 15 € del biglietto.

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