Milano / Malpensa
Quale futuro per gli Oratori?
Oratori in cammino, oratori che si interrogano, oratori che guardano al ‘domani’ e riflettono su pregi e difetti della loro condizione attuale. Oratori che ragionano insieme, con grande spirito di diocesanità con la collaborazione di sacerdoti, religiose, responsabili laici, educatori e volontari. Una giornata intensa quella di sabato 25 novembre: che si è aperta con la preghiera dopo un breve tratto di cammino dall’oratorio alla Basilica, i laboratori con il confronto a gruppi e la plenaria finale con la rilettura di quanto emerso, che ci restituiscono a quella comunione che abbiamo necessità di rinsaldare, dentro ciascun oratorio e fra oratori, per continuare a camminare insieme, a servizio dei più giovani attraverso l’oratorio, «espressione della cura materna e paterna della Chiesa» (CEI, Nota pastorale sul valore e la missione degli oratori “Il laboratorio dei talenti”). Con il desiderio di confermare la nostra vocazione a essere “ponti tra la Chiesa e la strada” e tracciare sentieri nuovi che invitino a incontrare il Signore Gesù, l’unico che è pienezza di vita. Ci accomuna una reciprocità, l’impegno che ci raccoglie insieme a lavorare per creare le condizioni di una collaborazione vera. Significative le parole di don Giuseppe Como, nominato recentemente Vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della fede, assumendo allo stesso tempo anche il ruolo di presidente della Fondazione Oratori Milanesi: “La comunità si costruisce dove diversi si mettono insieme e si aiutano. Siamo tutti diversi e chiamati a essere una cosa sola. Questo è il nostro sogno. E anche la nostra fatica. E io penso che la diocesanità, che oggi mettiamo a tema in questa assemblea, ci aiuti in questo compito. Basti pensare a due caratteristiche fondamentali della diocesanità: anzitutto il riferimento al Vescovo, alla sua parola; e il riferimento al territorio, essere dentro a una comunità e realtà locale precisa». Non possiamo non considerare i due aspetti che sono appunto da mettere insieme, diversità e unità: anzitutto la reciprocità degli oratori, «cioè i diversi costruiscono un’unità se si danno la mano, se comunicano, se lavorano insieme, se si scambiano le informazioni, le esperienze”. E poi – “credo che questa sia la cosa più decisiva e anche la più difficile» -: l’appartenenza. «E questa è una vera sfida. Perché siamo in una società fluida, dove tutto è in movimento, dove sembra che non ci sia il coraggio. È una sfida rimanere mobili, dinamici, guardare avanti e insieme essere ancorati a una roccia, a cui appoggiarci. Chi fonda la nostra appartenenza, che ci aiuta ad appartenere, è naturalmente il Signore Gesù”. Parole sottolineate anche dall’intervento di don Stefano Guidi, a conclusione: “L’oratorio ha bisogno anche di parole forti, per sostenersi, per ritrovare il coraggio, la gioia. È in gioco qualcosa di grande. La domanda che ci facciamo è proprio questa: come gli oratori possono aiutare i nostri ragazzi a fare i primi passi dentro un’esperienza di Chiesa, dentro un’esperienza di fede? Ciascuno di noi porta una ricchezza singolare e un’originalità, e questo è vero anche per gli oratori. L’oratorio non è soltanto un progetto che cade dall’alto, ma è la vita di tutti giorni, le storie, le cure che abbiamo gli uni per gli altri, il nostro cammino condiviso. E questo si realizza in modo diversissimo, non semplicemente perché siamo in centro o in periferia, ma perché sono diverse le persone, sono diverse le biografie. La cosa straordinaria dell’oratorio è che si adatta a tutte queste condizioni molto diverse, è capace di ospitarle, per condividere insieme a tutti il Vangelo”. Il prossimo appuntamento che radunerà tutti insieme, esprimendo la diocesanità degli oratori ambrosiani, sarà la Messa degli oratori che celebreremo in Duomo, venerdì 26 gennaio 2024, con il nostro Arcivescovo Mario Delpini.
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