Milano / Malpensa
Ricordando Giovanni Paolo II
- 23/04/2011 - 09:13
- Storie
Un percorso per ricordare il grande Papa Giovanni Paolo II, beato il prossimo 1 maggio in una Roma che si preannuncia pienissima di fedeli e devoti. Riportiamo alcuni stralci, giorno per giorno, tratti dal sito italiano della Giornata Mondiale della Gioventù, uno degli eventi più significativi del pontificato di Karol Wojtyla.
A - Amico dei suoi amici
L’affetto che sentiva verso i suoi amici e compagni di gioventù continuava ad essere vivo in lui nonostante gli anni trascorsi. Si intratteneva con loro per mangiare, organizzava escursioni, scriveva loro e in diverse occasioni, quando ormai era Papa, ristabilì relazioni con persone che aveva perso di vista da molto tempo.
Ecco quello che gli successe, per esempio, con l’ingegnere ebreo Jerzy Kluger, un amico d’infanzia dell’epoca di Wadowice. Wojtyla aveva interrotto i contatti con lui a seguito dei tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale e della deportazione degli ebrei nei campi di concentramento nazisti. Dopo essere stato eletto Pontefice, i due amici ritornarono a vedersi con assiduità, tanto in Vaticano come a Castel Gandolfo, fino alla morte di Giovanni Paolo II.
Ebbe anche molte dimostrazioni d’affetto verso i collaboratori della Curia Romana con i quali si congratulò in molte occasioni nel giorno del loro onomastico o nell’anniversario della loro ordinazione sacerdotale o episcopale. L’ultimo giorno della sua vita volle congedarsi dai più alti esponenti del Vaticano, anche da Franco, la persona che si occupava dell’appartamento pontificio; o da Arturo, il fotografo che lo aveva seguito per molti anni.
Fonte: Perché è santo. Slawomir Oder. Pagg. 20-27.
B- Buon umore nella gioventù e nella vecchiaia
BUen_humor_2In una occasione chiesero ad una persona molto legata al Papa che cosa era quello che maggiormente lo impressionava di Giovanni Paolo II; egli rispose che era il suo buon umore: “a prima vista potrebbe sembrare che essere di buon umore fa parte della specificità della persona. Però a me sembra che sia una costante nella vita dei santi. A 80 anni, mantenere lo stesso buon umore di quando si è giovani ... non può scaturire se non da qualcuno che fonda il suo ottimismo nella convinzione di essere creato da Dio”.
Come conseguenza degli anni, Giovanni Paolo II si vide obbligato a utilizzare il bastone per camminare. Non impiegò molto ad accettare con serenità questa nuova condizione, come dimostrò facendolo girare come se fosse un giocattolo davanti a milioni di giovani durante la veglia della GMG di Manila (1995). Non mancavano momenti in cui tentava di minimizzare il problema ricorrendo alla sua abituale ironia. Nel 1998, in uno dei suoi discorsi disse: “Mi piacerebbe domandarvi: perché il Papa ha il bastone?... Pensavo che mi avreste risposto: Perché è vecchio! Invece avete dato la risposta giusta: Perché è ‘pastore’! Il pastore porta un bastone per appoggiarsi e anche per mantenere in ordine il suo gregge”.
Fonte: Perché è santo. Slawomir Oder. Pag. 129
C - Fiducia nel sacramento della Confessione
Tutti i venerdì santi, Giovanni Paolo II scendeva a confessare nella Basilica di San Pietro. Qui di seguito un aneddoto che manifesta la familiarità di Giovanni Paolo II nel sacramento della confessione.
Un sacerdote di New York si disponeva a pregare in una parrocchia di Roma quando, entrando, si incontrò con un mendicante. Dopo averlo osservato per un momento, si rese conto che lo conosceva. Era un compagno di seminario, ordinato sacerdote nel suo stesso giorno. Il sacerdote, dopo essersi fatto riconoscere e averlo salutato, ascoltò dalle labbra del mendicante come aveva perso la fede e la vocazione. Rimase profondamente scosso.
Il giorno seguente il sacerdote statunitense aveva l’occasione di incontrare il Papa. Quando arrivò il suo turno chiese al santo Padre che pregasse per il suo vecchio compagno di seminario e descrisse brevemente la situazione al Papa.
Il giorno dopo ricevette l’invito del Vaticano per cenare con il Papa, in cui lo si sollecitava a portare con sé il mendicante della parrocchia. Il sacerdote ritornò alla parrocchia e comunicò all’amico il desiderio del Papa. Quando riuscì a convincerlo lo portò nel suo alloggio, gli diede vestiti e l’opportunità di sistemarsi.
Il Pontefice, dopo la cena, indicò al sacerdote che li lasciasse soli, e chiese al mendicante che ascoltasse la sua confessione. L’uomo impressionato gli rispose che non era più sacerdote, il Papa gli rispose: “Una volta sacerdote, sacerdote per sempre”. “Però sono stato privato delle mie facoltà di presbitero”, insistette il mendicante. “Io sono il vescovo di Roma e mi posso incaricare di questo”, disse il Papa.
L’uomo ascoltò la confessione del Santo Padre e gli chiese a sua volta che ascoltasse la sua confessione. Dopo quella pianse amaramente. Infine Giovanni Paolo II gli chiese in quale parrocchia era stato a mendicare e lo pose come assistente del parroco della stessa, e incaricato di prestare la sua opera verso i mendicanti.
Fonte: Aciprensa. Questo aneddoto si può leggere anche in Perché è santo. Pag. 41
D - Devozione alla Divina Misericordia
Tra le migliaia di uomini e donne di Dio che elevò agli onori degli altari, la figura che più stimava fu quella della religiosa polacca Faustina Kowalska (1905- 1938), apostola della devozione alla Divina Misericordia.
Nell’agosto del 2002, in Lagiewniki, dove suor Faustina visse e morì, Giovanni Paolo II affidò il mondo alla Divina Misericordia, alla fiducia illimitata in Dio, il Misericordioso: “Quanto bisogno della misericordia di Dio ha il mondo di oggi! Dove dominano l’odio e la sete di vendetta, dove la guerra causa il dolore e la morte degli innocenti, c’è bisogno della grazia della misericordia per placare le menti e i cuori, e far scaturire la pace. Dove viene meno il rispetto per la vita e la dignità dell’uomo, occorre l’amore misericordioso di Dio, alla cui luce si manifesta l’inesprimibile valore di ogni essere umano. Perciò oggi, in questo Santuario, voglio solennemente affidare il mondo alla Divina Misericordia”.
Giovanni Paolo II morì il 2 aprile del 2005, alle 21.37, mentre si concludeva il sabato e già si era entrati nell’ottava di Pasqua e domenica della Divina Misericordia.
Fonte: Perché è santo. Slawomir Oder. Pag. 158.
E - Infermi, lezione costante per lui
Durante il suo primo viaggio come Papa, quello che fece in Messico nel 1979, visitò una chiesa piena di infermi e invalidi. Uno di coloro che lo accompagnavano testimoniò al riguardo: “Il Papa si fermò davanti a ciascuno ed ebbi l’impressione che venerava tutti: s’inchinava verso di loro, si sforzava di comprendere quello che gli dicevano e dopo accarezzava loro la testa”.
I responsabili della cerimonia non tardarono a rendersi conto che in questi viaggi non dovevano collocare più di trenta infermi davanti all’altare. In caso contrario, dato che Giovanni Paolo II li salutava tutti, saltavano gli appuntamenti successivi.
Fonte: Perché è santo. Slawomir Oder. Pag. 110.
F - Fede e fortezza
Quando lo si invitava a ridurre il ritmo di lavoro e dei viaggi e a riposarsi un po’ di più, la sua risposta era sempre: “Riposerò poi nella Vita Eterna”. Nel corso della sua ultima Settimana Santa rispose così a un cardinale che gli suggerì di non esaurire le sue ultime forze: “Se Gesù non scese dalla croce, perché dovrei farlo io?”.
Cosciente che il tempo è limitato, desiderava che fosse sfruttato al massimo. In uno degli ultimi anni della sua vita disse: “Spesso mi rendo conto che si avvicina il momento in cui dovrò presentarmi davanti a Dio. Il dono della vita è troppo prezioso perché ci si stanchi di esso”.
Fonte: Perché è santo. Slawomir Oder. Pag. 131.
G - Globalità in un mondo globale
È il primo Papa polacco e il primo venuto da un Paese comunista. Se il crollo del comunismo si produsse a partire dal 1989 in modo pacifico, secondo molti fu grazie a Giovanni Paolo II. Come testimoniò un qualificato esponente politico: “Ciascuno portò il suo contributo – lo statunitense Reagan, la britannica Margaret Thatcher e il francese François Mitterrand – però, per unire tutti, era necessario l’intervento del Santo Padre”. Lo stesso presidente russo, Mijaíl Gorbachov, lo riconobbe apertamente quando affermò: “Non sono stato io quello che ha posto fine al comunismo, ma Giovanni Paolo II”.
Fonte: Perché è santo. Slawomir Oder. Pag. 104.
H - Umiltà e gratitudine
Nel 1991, decimo anniversario dell‘attentato, Giovanni Paolo II si recò a Fatima per ringraziare la Vergine. Nel momento del saluto, uno dei presenti si girò verso di lui ed esclamò: “Santo Padre, buon compleanno!”. Il Papa continuò ad avanzare dopo aver ascoltato queste parole, però dopo retrocesse e rispose: “Lei ha ragione, la prima vita me la diedero, la seconda me la regalarono dieci anni fa”. Un regalo che gli fece adottare l’abitudine di celebrare, tutti i 13 maggio nel pomeriggio, all’ora dell’attentato, una santa messa di ringraziamento nella cappella privata.
Fonte: Perché è santo. Slawomir Oder. Pag. 94
I - Strumento di Dio
Si considerò sempre uno strumento di Dio, al servizio di ciò che Lui gli chiedeva. “La mia vocazione è un mistero persino per me”, diceva in un'occasione Giovanni Paolo II. “Come si possono spiegare le vie di Dio? Tuttavia, so che ad un certo punto della mia vita ho percepito chiaramente che il Cristo mi diceva ciò che già aveva detto a migliaia di persone prima di me 'Vieni e seguimi!'. Era evidente che quello che sentivo nel mio cuore non era né una voce umana né una mia idea. Cristo mi stava chiamando perché lo servissi come sacerdote”.
L'ordinazione fu un momento chiave nella vita di Karol Woytila. Lo sottolineò lui stesso affermando che “niente è più importante per me o mi dà più gioia di celebrare ogni giorno la messa e servire il popolo di Dio nella Chiesa. Ed è così dal giorno stesso della mia ordinazione sacerdotale. Niente ha potuto cambiare questo aspetto in nessun momento, nemmeno il fatto di essere Papa”.
Fonte: Perché è santo. Slawomir Oder. Pagg. 32 e 40.
Materiale tratto dal sito italiano della GMG di Madrid
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