Milano / Malpensa
Al confine, a prendere i bambini
- 04/03/2022 - 12:49
- Castano Primo
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Il viaggio fino al confine tra Polonia e Ucraina. Due giorni 'no stop', per andare a prendere quei bambini che vivono nella zona di Chernobyl e che, ormai da qualche anno, in diversi momenti, sono ospitati a Castano e nel nostro territorio. La voce, inevitabilmente, è ancora rotta dall'emozione, nella testa e nel cuore la gioia per averli potuti riabbracciare che si mischia, però, con il dolore e l'angoscia per quanto sta accadendo là. I bombardamenti, gli spari, il terrore e la fuga verso i Paesi vicini e, allora, ecco che, non appena ha saputo che c'era la possibilità, appunto, di raggiungerli, non ci ha pensato un attimo Patrizia. "Devo partire", e così, assieme ad altre persone e con la Parrocchia di San Giuseppe di Busto, ha fatto.
"E' stato appagante nel momento in cui abbiamo visto i piccoli ed abbiamo capito che almeno loro erano salvi, ma, allo stesso tempo, ha lasciato un grande senso di vuoto, perché, purtroppo, ne abbiamo dovuti lasciare tanti altri - racconta - I nostri bimbi che, da tempo, vengono qui a Castano, Samarate, Ferno, Busto Arsizio, ecc.. Siamo riusciti, infatti, a recuperarne alcuni che ce l'avevano fatta a scappare, raggiungendo la Polonia e Lodz, e, quindi, anche una bambina con la mamma che, invece, si trovavano a Cracovia". Di nuovo insieme, dunque, dopo essere partiti qualche ora prima, appunto, dall'Italia in furgone. "Quando siamo arrivati, la commozione e la felicità di vederli e poterli riabbracciare sono state immense - continua - La situazione in quelle zone è terribile. Tenete conto, ad esempio, che i bimbi si trovavano in 11 in un monolocale di 20 metri quadri, costretti a dormire al freddo, mentre la piccola che abbiamo recuperato a Cracovia è rimasta per ore e ore in stazione".
Momenti davvero atroci. "Immagini che, purtroppo, rimarranno stampate nella loro memoria - conclude - Non dimentichiamoci, infatti, quello che hanno dovuto subire e che là, oggi, hanno lasciato gli affetti più cari. Pur essendo dei bambini silenziosi, nei loro occhi, comunque, si legge la preoccupazione che possa accadere qualcosa ai genitori, ai familiari e ai parenti. Per fortuna, almeno fino ad ora, la maggior parte riesce a mettersi in contatto con le famiglie e questo almeno un po' li rincuora. Ma, ovviamente, è solo una piccolissima parte rispetto a quello di cui davvero avrebbero bisogno. Serve aiutarli a riprendere la tranquillità e la serenità, a vivere in maniera spensierata come dovrebbe essere per ogni bambino. Pertanto, l'appello che voglio lanciare è: chiunque abbia locali sfitti o volesse accoglierli, si faccia avanti. Insieme possiamo dare davvero una grossa mano".
IL VIAGGIO FINO AL CONFINE, PER ANDARE A PRENDERE I BAMBINI
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