Milano / Malpensa
Fare efficenza energetica
- 09/02/2010 - 17:45
- Energia & Ambiente
Col petrolio in così grande flessione tutti abbiamo chiaro che occorre fare efficienza energetica, cioè risparmiare energia. Ma quanti di noi percepiscono esattamente il significato economico e sociale di una svolta decisa verso le energie rinnovabili? Esperienze europee confermano il potenziale occupazionale di questo settore: in Germania, in soli quattro anni a partire dalla legge che ha reso possibile l’immissione in rete di energia da fonti rinnovabili, si sono creati 50.000 posti di lavoro. Purtroppo in Italia troppo poco si è fatto negli anni scorsi.
Poco anche in considerazione del fatto che si tratta di tecnologie mature, quindi già disponibili, che però richiedono una particolare localizzazione, oppure la frammentazione degli interventi, fatti che comportano inevitabilmente un decentramento delle scelte politiche ed una dinamica industriale diversa.
Insomma occorre fare squadra e superare i particolarismi. Dalla scelta di tecnologie di produzione più efficienti e rispettose dell’ambiente si avrebbe:
- Minore importazione di petrolio
- Miglioramento per l’agricoltura
- Riduzione costi sanitari
- Stabilizzazione della gestione energetica e diminuzione delle perdite da distribuzione.
La minore importazione di petrolio può avere effetti economici estremamente importanti nei bilanci pubblici, anche senza considerare i costi indiretti causati dal mantenimento dell’economia basata sul petrolio: la produzione del petrolio infatti è collocata in aree geografiche assolutamente instabili dal punto di vista politico. Analogo discorso vale per il metano.
Il miglioramento per l’agricoltura è evidente: meno piogge acide, meno sovvenzioni per i danni subiti a causa dell’inquinamento, miglioramento qualitativo e quantitativo della produzione.
Anche il miglioramento per la voce sanità avrebbe un peso non indifferente. L’assistenza medica per l’inquinamento ambientale si colloca intorno ai 3 miliardi di euro anno oltre ai danni economici derivati dalle giornate di lavoro perse, fattori che si ripercuotono sul sistema produttivo e comportano minor reddito prodotto, meno entrate fiscali, minor benessere generale.
Stabilizzazione energetica e riduzione delle perdite da distribuzione: oggi a livello di energia prodotta si parla di black-out e gestione dei picchi. Ambedue hanno una notevole incidenza sul benessere e sullo stile di vita. Le perdite distributive arrivano al 10% dell’energia prodotta e distribuita. Quanto valgono e chi le paga? Chi le paga è ovvio, cioè noi tutti in bolletta, definire quanto valgono è un’altra questione. Esperti stimano in circa 20 miliardi annui le sole perdite da distribuzione inefficiente, senza considerare i costi esterni dovuti allo spreco di combustibili fossili importati e bruciati per produrre energia poi dispersa.
Dalla scelta di tecnologie di produzione più efficienti e rispettose dell’ambiente si avrebbe: minore importazione di petrolio, miglioramento per l’agricoltura, riduzione costi e stabilizzazione della gestione energetica.
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