Milano / Malpensa
Bossi, l'Azzurro di Turbigo
I diversi ritagli di giornale di quegli anni, la maglia numero cinque e il primo pensiero che, inevitabilmente, va al momento dell'inno. Si emoziona e si commuove ancora e, in fondo, altrimenti non potrebbe essere, perché non è da tutti vestire la divisa 'Azzurra' dell'Italia del calcio. E lui, alla fine, l'ha indossata eccome. "Era la Nazionale dilettanti - racconta Adriano Bossi, di Turbigo - L'anno, poi, il 1967: giocavamo contro la Germania e il ricordo che porterò sempre nel mio cuore è stato quando schierati in campo abbiamo sentito le note di Fratelli d'Italia. Ogni volta che ci penso, mi vengono i brividi. Attimi davvero unici e indimenticabili. Non solo la partita (bellissima, tanto che, al termine, in molti ci hanno elogiato per l'impegno, la determinazione e la grinta che abbiamo dimostrato), bensì tutto ciò che stava attorno". L'Azzurro, dunque, un'ulteriore e fantastica esperienza, ma prima e durante una carriera fatta di altri importanti traguardi. "Ho cominciato nella Turbighese, la società del mio paese - spiega - Quindi, sono passato al Legnano e, dopo il servizio militare, c'è stato il trasferimento a Civitavecchia, fino, una volta tornato a casa, trasferirmi all'Omegna (8 anni in serie D, da semiprofessionista), all'Ivrea e, nel 1973, rimettere nuovamente la casacca della Turbighese, concludendo qui il mio percorso da calciatore. Ho fatto anche qualche tempo l'allenatore, per poi smettere definitivamente". Da Turbigo, allora, alla Nazionale, quella stessa Italia che, nell'estate di 'Euro 2020' e da ex giocatore, sta seguendo con molta attenzione proprio durante questi Campionati Europei. "Un ottimo gruppo - conclude - Una squadra che è cresciuta di gara in gara e dove uno dei principali punti di forza è l'unione che c'è tra tutti. Si aiutano gli uni con gli altri e questo è fondamentale e fa la differenza".
"LE EMOZIONI PER L'INNO E QUELLA SFIDA ALLA GERMANIA..."
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