Milano / Malpensa
"Finalmente a casa, ma è dura"
I pensieri che, uno dopo l'altro, fanno capolino in testa. Immagini, istanti e flashback... sono davvero tantissimi e, in fondo, diversamente non potrebbe essere, perché se da una parte il Covid-19, quando colpisce e lo fa in maniera significativa, ti prova nel fisico, dall'altra, in molti casi, ti lascia, purtroppo, anche e soprattutto un segno a livello psicologico. "Finalmente a casa", ma certo è che queste ultime settimane rimaranno per sempre stampate nella sua memoria. "E' dura - racconta Giordano Garavaglia, presidente della Turbighese - Nella mente rivivi quei momenti: la preoccupazione per ciò che sta accadendo e, poi, il senso di vuoto e solitudine; non puoi vedere i tuoi familiari, i parenti e gli amici; devi stare in isolamento da tutto e da tutti". Settimane difficili, alla fine, che lui è stato costretto ad affrontare in un letto d'ospedale. "Il tempo è come se, all'improvviso, si fermasse e gli unici con i quali hai contatti sono i medici e gli infermieri e qualche altro paziente - continua - Per il resto, solo le videochiamate con la famiglia e le persone care, però capita che sei triste, demoralizzato, stanco e spossato e, almeno per quanto mi riguarda, in quegli attimi preferivo non sentire nessuno, per evitare che si preoccupassero ancora di più". Ricoverato, insomma, dalla metà di gennaio al nosocomio di Busto Arsizio e, nelle scorse ore, il ritorno a Turbigo, a casa sua. "Mi hanno dato alcuni medicinali da prendere - conclude - Assieme, inoltre, devo fare qualche esercizio per recuperare sotto l'aspetto fisico. Non è facile, la stanchezza c'è e si sente. Non nego che ho avuto paura e, in alcuni casi, mi sono messo a piangere. Pensavo se e quando sarei riuscito ad uscirne e una grossa mano in questo senso è arrivata, ovviamente dal personale sanitario, quindi dalla tanta gente che mi ha fatto sentire la sua vicinanza e il suo sostegno con una chiamata o un messaggio. Grazie a tutti. Grazie di cuore".
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