Milano / Malpensa
Condanna a morte per fucilazione
- 18/06/2010 - 10:01
- Attualità
Morire fucilati nel 2010. In uno stato che fa della libertà la sua massima espressione. Con un presidente adorato e lodato per il suo sguardo progressista e sensibile alle problematiche ambientali e sociali. Eppure può succedere che un 49enne venga condannato a morte per fucilazione, a 14 anni dall'ultima condanna di questo tipo.
Stiamo parlando di Ronnie Lee Gardner, condannato a morte la scorsa notte nel carcere di Salt Lake City, Stati Uniti. Una modalità che sembra d'altri tempi e che il condannato aveva scelto il 23 aprile: giovedì ha confermato le sue volontà, dopo che il governatore dello Utah ha respinto l'ultima richiesta di clemenza presentata dai suoi avvocati. Lo Stato dell'Utah ha abolito le esecuzione di questo tipo nel 2004, ma i condannati prima di quell'anno hanno comunque la possibilità di mantenere questa modalità di esecuzione finale. Questo il drammatico rituale: il condannato viene legato a una sedia, nella camera d’esecuzione. Cinque rappresentanti delle forze dell’ordine armati di fucili calibro 30 si sistemano a otto metri da lui: uno ha l’arma caricata a salve. Un obiettivo in tessuto bianco viene appuntato all’altezza del cuore del detenuto, un recipiente viene posto ai suoi piedi per raccogliere il sangue. Dopo avere pronunciato le ultime parole, la testa viene coperta con un cappuccio e i boia fanno fuoco, senza sapere chi tra loro causerà la sua morte. I testimoni presenti non possono vedere il viso dei cecchini.
Ronnie Lee Gardner è stato condannato nel 1985 per un duplice omicidio, ma questo ben poco importa. Come è possibile che nel terzo millennio possa ancora esistere la pena di morte? come possa esistere una modalità tanto cruenta, ripresa solo in vecchi film western o in sbiaditi filmati sul nazismo, per porre 'giustizia' con la morte di un uomo?
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