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lunedì 23 dicembre 2024 | ore 10:31

Stato dimentica chi lo mantiene

Dalla conferenza stampa conclusiva della dieci giorni di Stati Generali svoltasi in Villa Pamphili è emerso un inequivocabile dato di fatto: lo Stato si dimentica di chi lo mantiene.
Attualità - Il Premier Giuseppe Conte (Foto internet)

Dalla conferenza stampa conclusiva della dieci giorni di Stati Generali svoltasi in Villa Pamphili è emerso un inequivocabile dato di fatto: lo Stato si dimentica di chi lo mantiene. E quando facciamo riferimento a questa categoria vogliamo includere a cascata in primo luogo le imprese private e in secondo luogo tutti i cittadini, che da esse traggono il reddito sufficiente, per pagare le tasse a Roma. Giuseppe Conte, davanti al volutamente esiguo numero di giornalisti ammessi, ha parlato al paese di tre direttrici per il rilancio: digitalizzazione, transizione energetica e una maggiore inclusività. Prescindendo per ragioni di spazio dalla gravità del fatto che le idee per il futuro italiano vengano discusse da uomini e donne non elette e consultate al di fuori del Parlamento, vogliamo approfondire queste proposte, per dimostrarne tutta la retorica sulla quale si fondano. Nel dettaglio Conte ha parlato di digitalizzazione, in termini di incentivo al cashless, potenziamento della fibra ottica; ha parlato di transizione energetica e della creazione di fantomatici distretti per l’economia circolare; ha parlato di un’Italia inclusiva, facendo riferimento a una riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori (bollando di fatto come inefficace il primo taglio inserito in legge di bilancio nel 2020), a maggiori investimenti in educazione, ma soprattutto (tenetevi forte) dell’ennesimo bonus… questa volta alle donne manager. Se non fosse che teniamo troppo a questo paese, una risata ci scapperebbe pure, ma la situazione, che si presenterà nei prossimi mesi, è tanto grave che sentire un Premier parlare di “ripensare” il paese, quando forse l’unica cosa veramente da fare sarebbe quella di tenerlo in piedi, davvero mette i brividi. Da Villa Pamphili si conferma prevalente l’idea di uno stato costruito sul debito, che guardando al domani pensa più a come trasferire risorse dal futuro al presente, compromettendo allo stesso modo sia uno che l’altro, piuttosto che a come crearne di nuove. La strada già tracciata è quella di un altro scostamento di bilancio, che sarà approvato non per rilanciare un paese, attraverso le principali riforme di cui necessità (meno stato nell’economia, meno regole, meno tasse, più competizione e più libertà di fare), bensì per lenire i dolori di un paziente in punto di morte. La logica del “bonus” è sintomatica di un’Italia che pensa che dalle crisi si possa uscire senza soffrirne; che, assuefatta dal reddito di stato, pensa che lavorare non sia una cosa essenziale, dimenticandosi di chi quel reddito lo crea.

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