Milano / Malpensa
Il ricordo del Cavalier Preatoni
Alfonso Preatoni ci ha lasciato giovedi 27 giugno: classe 1926, era arrivato giovanissimo ad Inveruno dalla vicina Mesero (curt lunga), come garzone di bottega alla sartoria Meliti. Con notevole intelligenza e grande volontà di emergere aveva appreso il mestiere della confezione in tutti i suoi particolari, velocemente e non appena si era sentito pronto, a soli 28 anni , aveva scelto di mettersi in proprio. Da lì inizia una carriera imprenditoriale, umana, sociale di rilievo. Apre il primo negozio di abbigliamento in piazza San Martino nei locali di proprietà della signora Adele Garavaglia, abbinando al negozio un attrezzato laboratorio di sartoria. Nel 1960 si trasferisce in via Magenta 1, ampliando la sede espositiva con la Preatoni Confezioni, abbigliamento per uomo, donna e bambino che sviluppa sempre più, portandola ad essere uno dei più rinomati atelier di tutta la zona, per qualità dei prodotti, affabilità commerciale, bellezza della sede e dell’arredamento: si unisce nella gestione dell’attività la moglie Rina e vi lavorano cinque addette. Nel 1968 e 1970 nascono i figli Luigi e Sabrina, che non seguiranno le orme paterne nel lavoro. Con grande sacrificio, coraggio e spirito imprenditoriale acquista progressivamente tutto l’immobile dove ha sede il negozio e quindi l’abitazione dal possidente Marcora di Dairago, immobile successivamente (nel 1976) restaurato su progetto dell’architetto Mario Galvagni, che ha lasciato diverse testimonianze della sua architettura d’avanguardia ad Inveruno. Di formazione cattolica e popolare si inserisce nella vita politica del paese nelle file della Democrazia Cristiana e già dal 1970 diventa membro dell’esecutivo, subito stimato per la sua sagacia, saggezza ed equilibrio. Nel 1975 si presenta alle elezioni amministrative senza successo, successo che invece sopraggiungerà nella tornata elettorale del 1980. Riconfermato nel 1985 nell’amministrazione Mainini, ne diventa vicesindaco, carica che manterrà anche nella successiva amministrazione del 1990, con la delega ai servizi cimiteriali. In questo periodo vengono ampliati il cimitero di Inveruno e sistemato quello di Furato, con il recupero di una cappella smessa per accogliere dei colombari. Durante le legislature conferma la sua dote principale di moderazione e di saggezza, tanto che in Giunta lo chiamavamo “Grillo parlante”: tanti impegni, tante realizzazioni, tante esperienze insieme, comprese anche quelle difficili, quando una volta rischiammo insieme (c’era anche il geometra Roberto Belloli) un confronto-scontro che ha rischiato di essere fatale con un cittadino armato di pistola che ci aveva minacciato pretendendo un alloggio popolare non disponibile. Piacevoli invece i veloci scambi di opinioni nel suo negozio in prossimità di scelte politiche importanti, di consigli comunali decisivi, di situazioni difficili. Nel vecchio palazzo comunale (ora conglobato nella sede della biblioteca) il mio ufficio era adiacente al suo e tutti i mezzogiorni, durante le ore di ricevimento al pubblico, ci scambiavamo considerazioni sulla nostra gestione, sul modo di operare, sulle problematiche da affrontare, sulle prospettive. Mi ricordo che mi suggeriva sempre di limitare il mio entusiasmo e la voglia di fare ricordando che cinque anni (o dieci) sarebbero stati lunghi e ci sarebbe stato tempo per mettere in scala i tanti progetti. Ma li realizzammo tutti , anzi ne lasciammo molti pronti ai nostri successori. In occasione della grandinata del 18 agosto del 1986 eravamo i soli amministratori presenti (assieme all’assessore Rognoni) poiché tutti gli altri erano in ferie: un gran da fare per coordinare tutti gli interventi e interfacciarci con la neonata struttura della Protezione civile. Ma i risultati non mancarono: entro Pasqua dell’anno successivo tutti gli immobili danneggiati erano stati inventariati e le pratiche di rimborso in buona parte concluse, comprese quelle degli edifici pubblici, come il rifacimento del tetto della Parrocchiale di San Martino e del corpo centrale della Villa Tanzi. Poi il ritorno alla vita privata, pur con la presenza discreta e assidua nelle vicende di partito, dalla DC al PPI fino alla Margherita. Lo ricordo sempre, elegante, percorrere con metodicità cadenzata la poca strada verso la cartoleria per comprare il giornale. Una presenza conosciuta e cordiale. A suggello del suo impegno sociale, nel 1996 la nomina a Cavaliere della Repubblica.
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