Milano / Malpensa
Mostra per il Maestro Colli
In un mondo animato dalla violenza a vari livelli – violenza fisica, morale, intellettuale, violenza contro l’altro da noi, violenza più intimistica in famiglia, contro donne e bambini – la mostra di Giancarlo Colli “Mai più guerre, mai più violenza” – inaugurata in occasione del 25 aprile nello spazio Le radici e le ali a Cuggiono - ci arriva con una forza speciale che parte dalla pennellata corposa, incisiva, pastosa, in cui tocchi dai colori puri si accostano gli uni agli altri, rendendo “la superficie sensibile” come spiega l’artista “e facendola muovere”.
Nello spazio che si anima esso stesso di un movimento proprio, la vera protagonista è la figura umana: l’uomo della Shoah avvolto quasi in un sudario, dal volto consumato; il bimbo riverso a terra, in una fanciullezza annichilita, mai raggiunta; il bimbo dalle mani alzate simbolo della innocenza vessata di fronte a soldati senza tempo, connubi di elmetti e lance romane, perchè la violenza è atemporale, di oggi come di ieri. Sono immagini di denuncia dei soprusi in ogni loro forma, in una pittura che l’artista definisce “mai edulcorata” che propone una violenza stressata nelle proprie componenti tragiche. Per questo la mostra colpisce: lo spettatore è prossimo a ciò che vede perché in realtà egli stesso è e vive in questi ingranaggi tragici. L’artista stesso si dipinge in alcuni quadri intento ad osservarli, un se stesso nella duplice veste di chi osserva l’opera pittorica come entità a se e l’evento ritratto. Laddove tra i due momenti c’è un continuo rinvio.
Eppure… solo pessimismo e tragedia? In realtà no. Entrando nello spazio che accoglie la mostra, lo sguardo è catturato subito dal quadro “Aquiloni” esposto nell’abside: le tinte fosche e scure lasciano il posto a colori vivaci e solari, alla gioia di tre bimbi che giocano con gli aquiloni. “Un quadro-simbolo” come il suo stesso autore chiarisce “simbolo di come potrebbe essere il mondo se non ci fossero guerre e violenza”. Una prefigurazione di libertà e gioia che potrebbe darsi solo nel caso in cui ciascuno di noi si facesse carico di un impegno civile quotidiano che solo può rappresentare il terreno per costruire davvero un mondo migliore, entro il quale i nostri figli possano lanciare e rincorrere aquiloni, senza “mai più guerre, mai più violenza”.
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