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Un libro nel ricordo di Antonio

A fine agosto se n'è andato un pezzo di storia buscatese: Antonio Marchiori. Il prossimo 15 marzo, in biblioteca, una serata dedicata a lui ed alla sue poesie di una volta.
Buscate - Il libro con le poesie di Antonio Marchiori

A fine agosto se n'è andato un pezzo di storia buscatese: Antonio Marchiori, all'età di 86 anni ha salutato questa terra. Ma non se n'è andato mai per davvero. Il suo spirito, la sua eredità artistica, il suo grande cuore continuano ad ispirare coloro che ha amato: infatti, proprio a lui e alle sue poesie sarà dedicata la serata di venerdì 15 marzo alle 21 in biblioteca, promossa dall'Associazione 5 agosto 1991 e patrocinata dal Comune, dove verrà presentato il libro 'Ma l'ea ul to mundu? Dimi Pà', raccolta postuma di poesie di Marchiori, a cura di Guglielmo Gaviani, storico e grande amico di Antonio. Ma facciamo un passo indietro. Antonio nasce a Milano nel 1934. Nel 1943, a seguito dei bombardamenti sul capoluogo, la famiglia sfolla prima a San Giorgio su Legnano e poi a Castano Primo, in un cortile di Via Asilo. Alla fine degli anni '60 gli viene assegnata una casa popolare in via Milano a Buscate, dove risiede fino alla morte. Provetto tornitore, da ragazzo ha sempre avuto la passione per la bicicletta, seguendo come accompagnatore i ciclisti del Pedale Castanese. Un'altra passione è stata la montagna, in particolare i rifugi della Val Sesia, e poi il Ticino, dove Antonio teneva una barca per navigare sul 'Marinone'. A Buscate, Antonio ha mantenuto questa passione per l'associazionismo, diventando tra i promotori e primo presidente dell'Avis e poi dell'Aido. Ha, quindi, coltivato negli anni la passione per la musica, facendo parte di gruppi musicali che si esibivano nei matrimoni, nelle feste e nelle osterie. In uno di questi incontri, il dottor Angelo Lodi gli ha consigliato di contattare un gruppo musicale di Castano che faceva un repertorio di canzoni in dialetto milanese: il 'Collettivo Ticino Riva Sinistra', dove fino al '79 ha suonato il basso. “È in quel periodo che ci siamo conosciuti, perché dal 1976 ho cominciato a suonare anch'io in questo gruppo con Antonio, Nino e Angela (la cantante) – racconta Gaviani - A questa allegra combriccola si è unito, successivamente, il poeta Giulio Stocchi che alternava le sue poesie alle canzoni del Collettivo. La nostra amicizia è iniziata lì, negli oltre 100 concerti fatti in quegli anni, che sono stati di grandi discussioni e passioni politiche”. Negli anni '90 Antonio è stato uno dei protagonisti della vicenda del presidio contro la discarica alla Cava di Buscate iniziata il 5 agosto del 1991. Proprio per questo, è stato uno dei fondatori dell'associazione 5 agosto 1991 nel 2010, la quale ha ripreso in mano il problema del futuro della cava buscatese. “Non so esattamente quando ha cominciato a scrivere poesie – continua Gaviani - Di sicuro ha sempre avuto il 'vizio' di tenere dei 'diari' su ciò che faceva, dall'esperienza del 'Collettivo Ticino Riva Sinistra' a quella del presidio. Poi, andando avanti con gli anni, ha trovato nella scrittura, quindi della poesia, un'occasione di riscatto, una consolazione, un modo di affrontare una stagione della vita al tramonto”. “Quando è morto, la moglie Lucia mi ha chiesto di mettere insieme le sue carte e così ho pensato in prima battuta di riunire le sue poesie che avevo letto e apprezzato negli ultimi anni”. Così è nato il libro 'Ma l'ea ul to mundu? Dimi Pà', uno sguardo sul passato che non c'è più. Non c’è più la Curti con la latrina giù in fondo, vicino al letamaio; non c’è più il Marinone con la sua natura palpitante e selvaggia meta di tante avventure in barca; non c’è più il Pà con le sue storie, la Nona silenziosa e sorridente con i suoi occhi acquosi, la Murusa e i baci rubati sulla riva del Canale Villoresi e non c’è più neanche il suo “mitico” e vittorioso Presidio contro la discarica a Buscate. Eppure questo esercizio di memoria di Antonio ci riporta a questo mondo illuminandolo con sprazzi di luce colorata per vincere il grigio che avanza e che fa paura per la sua pervasiva monotonia. “È una sua piccola, ma preziosa eredità che la generosità di Lucia ha voluto condividere con tutti”.

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