Milano / Malpensa
L'accordo sul clima è un flop
- 28/12/2018 - 16:01
- Energia & Ambiente
- Il bastian contrario
(VIDEO) Si è da pochi giorni concluso il meeting di Katowice, in Polonia, meglio conosciuto come Cop24, realizzato per trovare una soluzione a quello che appare essere il problema del secolo: il surriscaldamento del pianeta. L’incontro, che ha visto protagonisti quasi tutti i rappresentanti dei 200 stati firmatari dell’accordo di Parigi per contenere l’aumento delle temperature entro i 2° nei prossimi decenni, non ha sostanzialmente prodotto nessun risultato e, se possibile, si è chiuso con un flop internazionale. Ma se in lontananza già si sentono i gemiti di lamento di Greenpeace e delle varie associazioni verdi, noi ci sentiamo di dire che, tutto sommato, sia meglio così. E non perché vogliamo male al nostro pianeta, ci mancherebbe, e nemmeno siamo servi di qualche multinazionale, come spesso vengono tacciati di essere coloro che mettono in discussione anche solo alcune tesi riguardo l’argomento. Semplicemente vogliamo che l’informazione sia il più trasparente possibile. L’IPCC è l’istituto finanziato dagli stati della comunità internazionale che studia i cambiamenti climatici ed è il relatore più quotato circa l’evoluzione del clima. Ad esso viene attribuito un consenso scientifico del 90%, ma basta approfondire i metodi di rilevazione del consenso per evidenziare la particolare fraudolenza del dato. Questo è la risultante della domanda “Pensi che l’uomo sia un fattore contribuente al riscaldamento globale?”, la quale è evidentemente subdola, poiché la risposta non può che essere univoca. Eppure che l’uomo sia contribuente non significa che ne sia la causa. Gli studi dell’IPCC, invece, partono proprio da questo presupposto, che altera inevitabilmente qualsiasi altro conseguente studio. Dunque non bisognerebbe chiedersi, come fanno a Katowice e come hanno fatto a Parigi, come evitare che l’uomo riscaldi maggiormente il pianeta, bensì se il riscaldamento globale sia o non sia all’interno dei parametri di media (lo è) e se tale evento sia naturale. La facilità con la quale si passa dal dire che siccome il pianeta sta cambiando, la colpa debba essere dell’uomo e, di conseguenza, del combustibile fossile, che egli usa, è allarmante e certamente controproducente. L’essere umano è ancora altamente dipendente dal carbone e dal petrolio e decidere sulla base di asserzioni non sufficientemente comprovate la colpevolezza di un sistema produttivo può portare a decenni di difficoltà. Prevedere da qui a dieci anni quale sarà l’andamento delle temperature, in virtù dei risultati continuamente smentiti dalla realtà, e, a partire da questo, pensare di costruirci delle politiche strutturali intorno, appare alquanto imprudente.
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