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martedì 24 dicembre 2024 | ore 04:06

'La scuola e la crisi della parola'

I veri ‘maestri’ nell’autòmaton della scuola: chi sono? Perché sono così difficili da trovare? Un lungo viaggio filosofico condotto da Massimo Recalcati al teatro Lirico.
Magenta - Teatro Lirico

La scuola e i giovani: che rapporto c’è tra queste due sfere sociali? Come interagiscono? Quanto la parola e il linguaggio permettono di rafforzare il legame tra il mondo degli studenti e quello scolastico? Quali valori vengono trasmessi? Quesiti a cui forse si pensa spesso, ma ai quali dare una risposta è alquanto complicato. Un vero e proprio groviglio di pensieri e ragioni in cui il celebre psicoanalista, di scuola lacaniana, Massimo Recalcati, nel corso della serata filosofica al Lirico, si è ottimamente divincolato, riuscendo a far luce su questi temi più che mai attuali e di innegabile interesse. Frasi chiare e dirette che unite ad una parlata coinvolgente sono riuscite a catturare l’attenzione di tutti i presenti letteralmente catturati dalle parole di Recalcati. Tra il pubblico anche moltissimi studenti e professori, chi dal liceo Scientifico Bramante, chi dal liceo Quasimodo e altri ancora dal liceo Bachelet di Abbiategrasso; insomma, una serata di grande utilità sociale, un incontro con cui si è posta una lente di ingrandimento sul valore della formazione e dello sviluppo educativo e in tutto questo la scuola gioca un ruolo di indubbia preminenza. La sfera scolastica è quindi centrale, dall’esterno appare come un grande dispositivo automatico (autòmaton), ma in tutto questo si deve considerare un elemento cardine: il rapporto tra maestro e studente. Un legame che esiste troppo spesso solo nelle parole ma è difficile rintracciarlo nella realtà, come del resto è raro trovare un vero maestro. Dunque, chi è il vero maestro? Dalla conferenza di Massimo Recalcati sono emersi alcuni termini fondamentali per chiarire il quadro della figura del vero maestro: un incontro in cui deve essere inclusa una dose di erotismo e rapimento e, in seconda battuta, un limite. Apparentemente termini insignificanti, ma andando più a fondo tutto acquisisce un senso. Il maestro deve riuscire a incontrare l’alunno, deve carpire la sua curiosità, deve essere chiaro e semplice nell’esposizione, deve capire chi ha dinnanzi a sé. Lo studente dinnanzi ad un buon maestro diverrà amante dei suoi insegnamenti e della sua personalità (ecco spiegata l’allusione all’erotismo) e al contempo verrà rapito dalla dialettica, dall’esposizione, dalle spiegazioni del suo maestro. Ma la ‘maestria’ sta anche nel conoscere i propri limiti e farne una virtù, nel riuscire a fare dei propri limiti un ulteriore stimolo per lo studente, nel fare delle proprie mancanze una ragione di insegnamento; anche questa in fondo è una caratteristica che un vero maestro deve saper padroneggiare.

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