Milano / Malpensa
'Assommoir', storie del popolo
- 09/10/2013 - 10:25
- Libri
Il romanzo “Assommoir”, in italiano “ammazzatoio”, venne scritto nel 1877 dal celebre Emile Zola. Figlio di un ingegnere italiano e di una francese nacque a Parigi nel 1840. Dopo aver trascorso l’infanzia ad Aix-en-Provence, ritornò a Parigi in seguito alla morte del padre. Trovò occupazione presso l’editore Hachette dove in seguito divenne direttore dell’ufficio stampa.
Inizialmente si dedicò alla scrittura di racconti aventi uno stampo romantico, caratteristica che influenzerà in modo rilevante nel primo periodo e meno più avanti lo stile di E. Zola. Detto ciò, è opportuno asserire che dietro la facciata di trattazione scientifica e realismo sociale si riesce a scorgere un permanente temperamento di carattere romantico, aspetto che è ravvisabile nelle sue prime opere tra cui “Contes à Ninon” e “Thérèse Raquin” oppure nel “ventre di Parigi” in cui si notano descrizioni esasperate e amplificate di oggetti materiali o ancora nel far assumere a determinati oggetti valori simbolici. Successivamente, influenzato dal teorico del naturalismo Hippolyte Taine e dai fratelli Edmond e Jules de Goncourt, lo stile di Zola muta verso una visione naturalistica della realtà. Questa modalità di vedere la realtà porta alla nascita di una nuova figura, quella del romanziere-scienziato, il quale pone una lente di ingrandimento su di una sfera della società analizzandone i singoli aspetti, attraverso una documentazione minuziosa si ottiene uno spaccato meticoloso specialmente dei ceti inferiori raccontando i rapporti che li legano e il loro rapportarsi con una città degradata, malata e corrotta come la Parigi dell’ottocento, stile riscontrabile nell’Assomoir.
L’Assommoir è uno dei romanzi appartenenti al ciclo dei Rougon-Macquart (1871-1893) che ebbe maggiore successo, fondamentalmente a causa dello scandalo che suscitò con le sue crude descrizioni (realismo descrittivo) della degradazione umana degli ambienti operai parigini. Invero, lo stesso Zola nella prefazione lo definisce come “Un’opera di verità, il primo romanzo che non menta e abbia lo stesso odore del popolo” e continua “I miei personaggi non sono cattivi, sono soltanto ignoranti e corrotti dall’ambiente di dura fatica e di miseria in cui vivono”.
È ora opportuno, dopo questa premessa occorrente al fine di inquadrare la poetica zoliana, esaminare la trama del romanzo.
Gervaise, venuta a Parigi giovanissima con due figli, Claude e Etienne, con l’amante Lantier dal quale viene abbandonata a sé stessa per un’altra donna ed a questo punto la ventenne Gervaise rimane sola, abitando in una bettola con i due figlioli, riuscendo a sopravvivere stentatamente facendo la lavandaia. Improvvisamente, nella vita degradata della donna sembra aprirsi uno spiraglio di luce quando conosce Coupeau , un uomo onesto, laborioso e perbene; lavora come operaio lattoniere. Gervaise nutre una tale fiducia in Coupeau che decide di sposarlo e di avere in seguito una figlia di nome Anna (protagonista del futuro romanzo Nana). Le cose sembrano andare bene; i risparmi di Coupeau permettono alla famiglia di mantenere un discreto tenore di vita tantoché Gervaise inizia a nutrire il sogno di aprire una lavanderia ma un incidente ben presto rovina le sue ambizioni; Coupeau cade dal tetto e con lui se ne vanno per le cure anche le modeste ricchezze di cui la famiglia disponeva. Il desiderio di aprire una lavanderia diventa realtà grazie alla somma di denaro prestata dal vicino di casa Goujet. La situazione migliora; Gervaise assume due dipendenti al fine di gestire la cospicua clientela. La felicità svanisce velocemente da quando Coupeau per sopperire all’ozio si concede all’alcool presso l’Assommoir, locanda del quartiere. Qui conosce Lantier, il quale ritornerà a vivere a casa di Gervaise con la quale riallaccerà una relazione. La donna viene sopraffatta dagli eventi; Anna comincia, come il padre, a corrompersi nell’ambiente sordido dei sobborghi e Gervaise, coperta dai debiti è obbligata a cedere la lavanderia. Coupeau in preda alla pazzia e ai deliri muore poco dopo. A breve, anche la povera donna cederà all’alcolismo e, dopo aver patito la più crudele miseria, solitudine e all’abbruttimento totale, morirà anch’essa.
Questa è una storia molto commovente, una storia che al lettore sembrerà di vivere personalmente tanta è la meticolosità con cui ogni particolare è trattato. Uno di quei capolavori che è “obbligatorio” avere nella propria biblioteca. Zola nel romanzo, attraverso uno stile caratterizzato da un realismo descrittivo, ad un reportage giornalistico e ancora ad una forte dimensione simbolica, permette al lettore di carpire fino in fondo ogni minimo dettaglio che nella globalità del romanzo risulta essere di fondamentale importanza. Il fine che vuole avere il “romanzo sperimentale” di Zola è quello di aiutare le scienze politiche ed economiche nel regolare la società ed eliminare le sue gravi storture. Lo scrittore assume quindi un compito che è quello auspicato da ogni cittadino, la denuncia sociale e quindi un preciso impegno sociale e politico.
Questo è un racconto che terrà incollato il lettore dalla prima fino all’ultima pagina, lo emozionerà, lo farà pensare, lo coinvolgerà come pochi romanzi sanno fare, insomma, un’immancabile lettura riassumibile con tre aggettivi esplicativi veritiero, crudele e impressionante.
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