Milano / Malpensa
Oleh, il 'dna' del campione
Trentadue, ventiquattro, sedici oppure otto chilogrammi, non fa differenza. Dategli una ghiria e… le medaglie sono garantite. Che nel suo dna ci fosse la stoffa dell’atleta di livello, in fondo lo si era capito fin da quando ancora bambino si divertiva con lo sport, alla fine però è stato con l’arrivo in Italia che quell’atleta si è trasformato in tutto e per tutto in campione. La storia di Oleh Ilika, ucraino d’origine, ma italiano d’adozione (più precisamente Turbigo e Nosate le due cittadine dove ha cominciato a muovere i primi passi e dove vive), è un insieme di successi e traguardi. Quanti successi e traguardi. “Come molti bimbi, a 6 anni, il mio desiderio era poter avere una divisa da calciatore, anche se nel piccolo paesino in cui abitavo in Ucraina non c’erano purtroppo possibilità – racconta – Con il passare del tempo, poi, la passione per l’attività fisica è continuata a crescere: mi ricordo che a 10 anni, dopo essermi procurato nella biblioteca locale un libro in cui venivano spiegati esercizi con manubri ed elastici, guardando le figure cercavo di imitarli in una stalla. Fino a che, con l’aiuto di mio papà, dopo essermi costruito una sbarra per le trazioni (appoggiata su due tronchi) ho iniziato a cimentarmi in varie prove”. Gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, dunque, sono caratterizzati dagli sport più disparati (atletica leggera, sci, calcio, pallavolo, lotta libera, judo, karate, ecc…) “Ma il sogno erano la ginnastica artistica, la lotta e il sollevamento pesi – continua Oleh Ilika”. E quando a 18 anni è arrivata la chiamata nell’esercito è qui che ha la possibilità di specializzarsi nella disciplina sportiva del triathlon e del sambo militare. “Gli allenamenti erano quotidiani, 60-65 chilometri di corsa ogni giorno, mentre altri soldati si cimentavano in un altro tipo di preparazione. Erano i ghirevik e quello era il Ghiri sport, ne sono rimasto subito affascinato così anche una volta finita l’esperienza della leva e dopo avere conseguito la laurea di educazione fisica ho lavorato in Ucraina insegnando e allenando giovani ed adulti proprio a questa disciplina e continuando il mio impegno nella squadra sportiva dell’esercito”. Siamo, allora, nel 2000. “L’International Gira Sport Federation, con l’intento di promuovere il Ghiri Sport nel mondo, chiedeva ai suoi maggiori esponenti la possibilità di portare “la ghiria” in altre realtà. Il 18 settembre ecco, quindi, la partenza per l’Italia”. E da lì è stato solo un crescendo di risultati, medaglie e riconoscimenti. Oltre 20 podi internazionali conquistati ai campionati mondiali, 30 titoli in manifestazioni nazionali, numerosi record del mondo, atleta emerito (confederazione internazionale per il Ghiri Sport), giudice di classe internazionale IGSF e 2 medaglie all’onore per la divulgazione e lo sviluppo della disciplina nel mondo e fondatore a Turbigo dell’associazione sportiva dilettantistica Ghiri Sport, prima, poi diventata Federazione Ghiri Sport Italia. “Sono stati 13 anni importanti – conclude Ilika – Siamo cresciuti e stiamo continuando a crescere tutti e lo abbiamo fatto insieme, coinvolgendo sempre un numero maggiore di atleti ed appassionati”. I ricordi più belli? “Ce ne sono tanti – afferma – a livello sportivo, certamente l’anno scorso quando come squadra l’Italia è arrivata seconda ai campionati del Mondo in Germania o qualche settimana, invece, sempre ai Mondiali in Uzbekistan sono arrivati due ori e due argenti. Quindi, nel 2010, proprio a Turbigo abbiamo organizzato il campionato Italiano (biathlon) ed a Vanzaghello, infine, i Mondiali (slancio e strappo). Adesso, ci siamo preparando per il secondo appuntamento annuale con i Mondiali (biathlon), in Grecia, ad ottobre”.
STORIA DEL GHIRI SPORT
Questa disciplina sportiva ha origine nell’Unione Sovietica antica come sviluppo delle pratiche lavorative quotidiane. Infatti, sia l’unità di misura del peso degli attrezzi usati, sia l’attrezzo medesimo derivano direttamente dall’attività del commercio, dove la ghiria, una specie di palla di cannone con una maniglia attaccata, veniva usata per misurare le quantità di merce da acquistare o da vendere, comprandole con una sorta di bilancia. Esistevano ghiria di dimensioni diverse e di peso differente. Identificate con l’unità di misura russa del ‘pud’, equivalente a 16 chilogrammi (le più grosse arrivano a 40 kg), alla fine della giornata i lavoratori dell’epoca, le usavano per effettuare sfide di forza, mettendosi ad alzarle ripetutamente. Nei territori della vecchia URRS si era sviluppato anche per l’allenamento militare e scolastico come preparazione fisica completa, per poi diventare vero e proprio sport (il Girevoysport). Dopo la caduta del comunismo, nel 1992, infine, è stato riconosciuto come sport ufficiale.
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