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domenica 22 dicembre 2024 | ore 04:52

Vajont: "Un dolore immenso"

9 ottobre 1963: quella data che, inevitabilmente, è e resterà per sempre stampata nella sua memoria. La voce rotta dall’emozione, gli occhi che ogni volta diventano lucidi e poi i ricordi, tanti, tantissimi nella testa e nel cuore. Perché Nella Bonafé, anche se ormai da anni vive a Castano, quando avvenne il disastro della diga del Vajont abitava proprio a circa una trentina di chilometri di distanza da quelle zone.
Castano / Storie - Nella Bonafé

9 ottobre 1963: quella data che, inevitabilmente, è e resterà per sempre stampata nella sua memoria. La voce rotta dall’emozione, gli occhi che ogni volta diventano lucidi e poi i ricordi, tanti, tantissimi nella testa e nel cuore. Perché Nella Bonafé, anche se ormai da anni vive a Castano, quando avvenne il disastro della diga del Vajont abitava proprio a circa una trentina di chilometri di distanza da quelle zone. “Più precisamente a Sedico, in provincia di Belluno - racconta - Non dimenticherò mai i momenti successivi alla tragedia. Era tutto bloccato e tutto attorno si sentiva il suono delle sirene dei mezzi di soccorso e si vedevano appunto i soccorritori che andavano e venivano, per prestare aiuto e recuperare i Attualità - Il disastro del Vajont corpi delle persone morte”. Immagini terribili che si mischiavano con la paura e l’angoscia. “Eravamo praticamente inermi - continua - Sapevamo, infatti, che era successo qualcosa di molto grave, però non riuscivamo a capire con esattezza cosa fosse realmente avvenuto, dal momento che le notizie che arrivavano erano per lo più frammentarie. Le uniche informazioni le riuscivamo ad avere dai telegiornali, ma in quel periodo non tutti avevano in casa la televisione e quindi è stato difficile, almeno nei primi istanti, avere un quadro della situazione”. È solo dopo, insomma, che i fatti sono stati più chiari. “E da allora ecco che in ognuno di noi è cresciuto il senso di rabbia - conclude - Rabbia, già perché quanto accaduto si sarebbe potuto benissimo evitare. Chi viveva là, in particolar modo i montanari e non solo, lo continuavano a ripetere che così era troppo pericoloso, però nessuno ha voluto ascoltarli e, oggi putroppo, sappiamo tutti come è andata a finire”.

DISASTRO DEL VAJONT: "UN DOLORE ENORME"

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