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mercoledì 04 dicembre 2024 | ore 09:24

Eredità: valenza probatoria del verbale del notaio

Eredità: valenza probatoria del verbale di inventario redatto dal notaio circa la consistenza dell'asse ereditario.
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La Suprema Corte di Cassazione, con ordinanza n. 9063 del 5 aprile 2024, ha affermato che il verbale di inventario redatto dal notaio ex articolo 775 c.p.c., in quanto atto rogato nell'esercizio delle funzioni, è assistito da pubblica fede.
In quanto tale rappresenta dunque, fino a prova contraria, fonte privilegiata di convincimento circa la ricostruzione e l'ammontare dell'asse ereditario al momento di apertura della successione.
La pronuncia trae origine da una vertenza riguardante la proprietà di un terreno sorta tra gli eredi di una signora e l’occupante dell’immobile.
Nello specifico, nel corso del giudizio gli eredi avevano richiesto il rilascio del bene nonchè la condanna dell’occupante al versamento di una somma di denaro a titolo di mancato godimento del bene. Quest’ultima invece aveva resistito sostenendo che la denuncia di successione, essendo munita di una rilevanza meramente fiscale, non poteva di per sé sola integrare prova della qualità di eredi. 
A supporto della propria tesi difensiva gli eredi, in primo ed in secondo grado, avevano prodotto non solo il testamento olografo ma anche il verbale di inventario relativo all'eredità. Ciò non era bastato al Giudice delle prima cure che aveva respinto la domanda dei successori.
In appello veniva ribaltato l’esito del primo grado: il Collegio accoglieva infatti la domanda degli eredi affermando che l’inventario redatto dal notaio, in quanto atto rogato nell'esercizio delle funzioni, era assistito da pubblica fede e rappresentava, fino a prova contraria, fonte privilegiata di convincimento circa la ricostruzione e l'ammontare dell'asse ereditario al momento di apertura della successione. Nel verbale, infatti, si dava atto che la zia aveva disposto dei suoi beni con testamento pubblico in favore dei ricorrenti e che tra i cespiti relitti vi era anche la porzione di terreno in contestazione.
Giunta la vertenza in Cassazione, la Suprema Corte confermava il principio affermato dalla Corte d’Appello ribadendo quindi la valenza probatoria dell’atto del notaio.

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