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Migranti in Albania: cosa c’è da sapere

L’Italia ha siglato un accordo con l’Albania, per una delocalizzazione della gestione degli sbarchi irregolari dall’Africa e un miglioramento delle politiche di accoglienza. Un’intesa di durata quinquennale, che prevede l’apertura di due hotspot sotto la giurisdizione italiana per la gestione degli immigrati (esclusi vulnerabili e bambini) in territorio albanese.
Salute - Medici e infermieri dall'Albania (foto internet)

La notizia è arrivata, quasi inattesa, con l’avvento di novembre: l’Italia ha siglato un accordo con l’Albania, per una delocalizzazione della gestione degli sbarchi irregolari dall’Africa e un miglioramento delle politiche di accoglienza. Un’intesa di durata quinquennale, che prevede l’apertura di due hotspot sotto la giurisdizione italiana per la gestione degli immigrati (esclusi vulnerabili e bambini) in territorio albanese. Dalle prime notizie sul testo del memorandum si evidenzia come l’interezza dei costi resti in capo all’Italia e come quest’ultima dovrà corrispondere ai partner albanesi un anticipo di 165mila euro nei primi 90 giorni dalla firma dell’intesa. La responsabilità della gestione degli hub sarà interamente italiana, mentre la sicurezza del territorio sarà garantita dalle forze albanesi; da chiarire, invece, come saranno regolati gli aspetti logistici del trasferimento verso l’Albania dei migranti: quali barche saranno destinate in Albania; come sarà gestito l’espatrio degli illegali (tematica chiave da tenere sott’occhio per determinare i benefici dell’intesa, ricordando che l’Albania è un paese extra UE); e poi nuovamente il rimpatrio dall’Albania all’Italia per coloro con il diritto di accedere in UE. Sulla carta l’idea di Meloni è quella di dilazionare le tempistiche per le verifiche sui diritti dei singoli migranti, provando ad ottenere contemporaneamente un alleggerimento delle strutture italiane ed un maggior rispetto delle procedure di identificazione (in Italia troppo spesso lacunose). La scelta italiana di procedere con quest’intesa è rimasta celata all’UE fino all’annuncio ufficiale e questo fatto ha provocato reazioni contrastanti: se da un lato infatti vi è la consapevolezza europea che nessuno dei 27 paesi ad eccezione degli interessati muoverà mai un dito per risolvere in maniera comune la questione degli sbarchi irregolari e dunque è necessario accettare che questi paesi si muovano autonomamente ai (nei) limiti del diritto internazionale (che succederà se i migranti varcheranno i confini UE verso l’Albania?); dall’altro vi è la necessità politica europea di conservare un’immagine di correttezza istituzionale. Una mano sul cuore e una sul portafoglio, per dirla in maniera trasparente. Ed in effetti di grosse prese di posizione europee, di fronte ad una misura che potenzialmente ricorda quella siglata nel 2015 con la Turchia, non se ne sono registrate. Sulla bontà della misura potremo trarre le conclusioni tra qualche mese, per il momento possiamo dire che si tratta, certo, di una misura zoppa, che probabilmente serve più all’Albania per accelerare il proprio ingresso in UE, che all’Italia per la gestione migratoria.

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