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giovedì 21 novembre 2024 | ore 16:00

Avviso agli italici naviganti

14 ottobre 2022. Ad oggi si contano 37 giorni dall’insediamento a Downing Street del nuovo Primo Ministro britannico, Liz Truss.
Attualità - Liz Truss (Foto internet)

14 ottobre 2022. Ad oggi si contano 37 giorni dall’insediamento a Downing Street del nuovo Primo Ministro britannico, Liz Truss, e potrebbero non contarsene altrettanti al giorno che archivierà la sua parentesi governativa. La neo Premier inglese aveva lanciato nelle immediatezze della sua nomina un ambizioso piano di taglio delle tasse alle imprese e alle fasce medio-alte di reddito e di sostegni alla crisi energetica per un costo stimato allo stato di circa 200 miliardi di sterline, dichiarando di non voler prevedere aumenti di voci di imposizione. Ad oggi non è chiaro che cosa rimanga di quel piano – Truss è stata costretta a fare una decisa marcia all’indietro, allontanando recentemente il neo (ormai ex) Ministro dell’Economia Kwarteng - ma è ben evidente quali siano state le conseguenze di un annuncio così grave in un momento altrettanto delicato. La sterlina è crollata a picco al solo annuncio del pacchetto privo di coperture, i rendimenti sui titoli di stato inglesi sono schizzati alle stelle con valori che hanno raggiunto il 4% (dati che non si registravano dalla crisi del 2008) e la Banca d’Inghilterra è stata costretta ad un intervento di acquisto urgente sui mercati dei cosiddetti Gilt. Al netto di come evolverà la situazione alla guida del governo inglese, che pure è di estrema rilevanza ai fini dell’andamento dei mercati globali, quello che emerge in maniera netta è un chiaro avviso ai naviganti – leggasi Italia – che si accingono ad accogliere, sempre che il tempo non mi smentisca prima, Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Tradotto in parole semplici: in un momento (oggi più che mai) di estrema fragilità geopolitica; di difficoltà tanto nell’approvvigionamento quanto nel costo dell’energia e delle materie prime; di precarietà dei debiti sovrani, esplosi dopo la crisi pandemica e tutt’ora in crescita; le conseguenze di qualsiasi progetto politico sono e saranno oggi pesate molto più accuratamente dai mercati di quanto possano fare i governi. Il contesto che viviamo contribuisce a rendere molto più sensibili gli investitori circa la destinazione dei loro capitali, tanto più se ad una manovra in deficit si aggiunge una situazione debitoria eccessiva (vedasi la nostra). La brutta notizia, ahimè, è che alla determinazione dei giudizi sono sufficienti le intenzioni e per gli italici naviganti, soliti urlare alla “terra” ancor prima di aver messo piede in barca, nuvole scure si addensano già all’orizzonte.

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