Milano / Malpensa
Il 'balletto' per il Presidente
- 14/01/2022 - 15:29
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Il balletto intorno al nuovo Presidente della Repubblica è cominciato ormai da mesi; da quando l’uscente Mattarella ha annunciato di non voler concedere il bis alla presidenza del paese. Una presidenza, quella mattarelliana, che ha convinto gran parte degli italiani in particolare durante gli ultimi due anni di pandemia e che indubbiamente è stata positiva, soprattutto se paragonata al precedente sette-e-più-ennato di Napolitano. Alcune mancanze, più o meno gravi e proprio durante il biennio che più ha contribuito al suo apprezzamento, non possono non essere considerate nel momento dei bilanci finali: qualche zampillo di personalità in più in tutela della Costituzione avrebbe forse, anzi certamente, giovato al già abbacchiato stato di diritto che vige nel nostro paese e avrebbe contribuito a fare da contrappeso ad un volere governativo del tutto padrone del parlamento. Ma se il tempo per parlare di quello che è stato è scaduto, eccoci davanti al nuovo che avanza: chi sarà il tredicesimo Presidente della Repubblica italiana? La situazione politica del nostro paese è tanto chiara, quanto lo è il tentativo opposto e contrario dei partiti, ad eccezione dei più piccoli (diciamo sotto il 10%), di non volerla accettare. Due strade si stagliano all’orizzonte della politica italiana: la prima, e più logica, vorrebbe che l’attuale Presidente del Consiglio, Mario Draghi, traslocasse da Palazzo Chigi a Palazzo Madama, assumendo la presidenza della Repubblica, lasciando ad una sua fidata (il femminile non è casuale), la guida del Governo fino ad elezioni. Questa possibilità significherebbe per il nostro paese, garantirsi altri 7 anni di continuità sulla linea del riformismo sotto l’ala di un Presidente con grande credito internazionale, che possa gestire altresì la naturale transizione da un esecutivo tecnico (ipotizziamo Cartabia post Draghi) ad uno politico nel 2023. Due piccioni con una fava: nulla cambia al governo – che sta andando bene - e l’Italia si garantisce Draghi alla Repubblica. La seconda strada è quella che i più grandi (diciamo tutti i big ad eccezione dell’ala governativa dei 5stelle forse) segretamente accarezzano. La seconda include la prospettiva che si continui con Draghi fino al 2023, sostanzialmente depotenziandolo politicamente in vista del confronto elettorale e privandolo della tutela del Colle, procedendo ad una scelta del Presidente della Repubblica più politica che istituzionale. Questa seconda possibilità consentirebbe a Lega, FDI e PD (qualora la liaison con i 5S andasse a buon fine) di aprire un nuovo biennio di governo 2022-2023 con una mano sul cuore e una sul portafoglio: un pensiero all’esecutivo e uno all’elettorato; sostanzialmente aprire la strada ad un ritorno al passato.
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