Milano / Malpensa
Biden avanti, ma Trump...
- 26/10/2020 - 16:21
- Attualità
- Il bastian contrario
Manca ormai sempre meno al 3 di novembre, il giorno chiave per il prossimo quinquennio a stelle e strisce. E anche se in alcuni stati le procedure di voto postale sono già cominciate da qualche giorno, sarà solo allora che finalmente scopriremo chi sarà il Presidente della più grande democrazia mondiale. La campagna elettorale è serratissima e, anche se il Covid sta creando qualche difficoltà, è molto partecipata. I sondaggi, come d’altra parte 5 anni fa, attribuiscono un netto vantaggio al candidato democratico, Joe Biden, già vicepresidente degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Obama dal 2009 al 2016, il quale avrebbe circa 10 punti percentuali di consenso in più dell’attuale Presidente USA, Donald Trump. Ma è veramente così scontata la tornata? Confinare il fenomeno politico di Donald Trump al mero risultato di un sondaggio statistico sarebbe errore grave, pertanto è tutt’altro che scontato l’esito di queste elezioni. Dieci punti sono tanti, è vero, ma cominciamo con il ricordare che gli americani non eleggono direttamente il proprio Presidente, mentre i sondaggi, invece, sono elaborati proprio sulla base delle risposte delle persone. Non dimentichiamoci che nel 2016, se guardassimo esclusivamente ai voti, Hillary Clinton sarebbe dovuta diventare Presidente degli Stati Uniti, poiché in quella tornata prese circa 3 milioni di consensi in più del suo sfidante. Allora cos’è che conta veramente nelle elezioni americane? La risposta è: i grandi elettori. Negli USA è in vigore una legge elettorale, tale per cui i cittadini eleggono dei grandi elettori, ognuno con la legge elettorale propria dello stato federale di riferimento, i quali andranno poi a costituire il collegio incaricato ad eleggere, a scrutinio segreto, il futuro Presidente. Dunque, ecco l’elemento chiave, la variabile che determina realmente l’esito elettorale. Nel 2016 Trump ottenne il voto di 306 grandi elettori contro i 227 della sua sfidante… e ci ricordiamo tutti cosa indicassero i sondaggi a quel tempo. Sul piano puramente politico, invece, assistiamo forse per la prima volta ad una campagna elettorale completamente insolita per gli USA: se nella prassi le parti sono solite convergere per cercare i voti chiave al centro, quest’anno la tendenza è diametralmente opposta, con due candidati che per caratteristiche guardano più all’estremità del campo politico, piuttosto che al centro. Il bacino moderato, lontano dal socialismo radicale e dal suprematismo di destra, è, in un certo senso, quasi scoperto e deluso dai due partiti, e proprio questa sua non appartenenza potrebbe risultare decisiva.
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