Milano / Malpensa
'Divertire e appassionare'
Qualcuno in questo Paese si è sentito offeso dalle recenti parole che quotidianamente, conferenza stampa dopo conferenza stampa, attanagliano la quotidianità. In particolare il passaggio, forse formulato un po' troppo frettolosamente, nel quale gli artisti "ci fanno divertire e appassionare". Noi siamo artisti di "serie B", che limitano e immergono la loro attività nell'hobby, lontani quindi dalle terribili situazioni sociali e umane che logorano chi fatica ad arrivare a fine mese; ai nostri ben più seri "colleghi" non possiamo che esprimere vicinanza e solidarietà. Ma, da artisti di serie B, mi sento di dire, seppure sottolineando come l'uscita sia stata infelice e generalizzante, trovare alcuni aggettivi che possano racchiudere in loro stessi l'essenza del teatro è sfida molto ardua. Ma a ben pensarci, in fondo forse è questo che facciamo: divertire e appassionare. Perlomeno questo è lo strumento principale con il quale interagiamo con il pubblico, il mezzo che ci permette di catturare l'attenzione, e che ci permette di condurre gli spettatori con noi. Poi il teatro che si limita a questo è ben misero, se non sa dove condurre; ma ogni scopo più nobile e importante non può prescindere da questi due verbi che rappresentano lo scoglio più importante per qualsiasi attore. A ben pensarci, seppure nella mia piccola e limitatissima attività, non mi ritengo offeso o vittima di una generalizzazione semplicistica. Dire che un attore sa divertire e appassionare, significa dargli una pacca sulla spalla, e confermargli che quel mezzo, quel ponte verso il pubblico è in grado di crearlo, e sta a lui sfruttarlo al meglio per far vivere tutti quegli altri e innegabili scopi che gli artisti hanno, ruoli oggi più importanti che mai. Un artista non può certo limitarsi a “divertire e appassionare, ma senza questi due verbi, ogni sua attività sarebbe alquanto inutile.
Spesso di fronte alla frustrazione e alle preoccupazioni, giustificatissime in un momento storico così difficile, trovare un “nemico” in carne ed ossa contro cui sfogarci è quasi naturale; abbiamo bisogno di qualcuno da incolpare, per scaricare la tensione che accumuliamo giorno dopo giorno. Qualcuno contro cui puntare il dito, che sia una persona, che sia una dichiarazione, che siano delle parole, che siano dei comportamenti. Ma a ben pensarci, è nient’altro di più che uno sfogo personale, lontano dalla razionalità, che risponde ad altre esigenze, con il quale però tocca fare i conti, perché a volte può essere dannoso per tutti, quando immerso in un “brodo di cultura” altrettanto frustrato e preoccupato, perché non fa altro che gettare benzina sul fuoco.
Matteo Cassani
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