Milano / Malpensa
"Ristoratori e asporto"
- 25/04/2020 - 14:33
- Milano
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Riguardo alla 'nuova normalità', la manovra da 3 miliardi varata da Regione Lombardia che ha destinato 400 milioni agli Enti locali, l'assessore Massimo Sertori ha sottolineato che "Abbiamo una forte preoccupazione per l'economia e siamo certi che la ripartenza sarà progressiva. Ci rendiamo conto che e' indispensabile aiutare le partite Iva che sono rimaste ferme per oltre 2 mesi". "Il bilancio di Regione Lombardia è virtuoso - ha rimarcato l'assessore - ha un ranking superiore a quello dello Stato: la nostra capacità di indebitamento e' di 3 miliardi, risorse che abbiamo deciso di stanziare per gli anni 20-21 e, a partire da subito, 400 milioni per i Comuni". Ogni Comune, in base alle sue dimensioni, ha avuto un riparto calcolato in base alla popolazione e computato in base agli scaglionamenti già utilizzati da parte dello Stato. "Le risorse possono essere spese per tutti gli interventi necessari sui territori e - ha spiegato l'assessore - e noi abbiamo lasciato libertà ai sindaci di scegliere in quali settori effettuare gli investimenti". A proposito di 'fase 2' l'assessore ha anche precisato che "E' in corso un'azione di sensibilizzazione verso il Governo per capire chi ricomincerà a lavorare non in base al codice Ateco ma in ragione del rispetto delle norme di sicurezza e sanitarie che e' in grado di garantire. Auspichiamo ci siano regole certe previste da un Protocollo uguale per tutti, stabilito che dobbiamo imparare a convivere con il virus". Su questo tema l'assessore Sertori ha ribadito quanto già dichiarato dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana riguardo al settore ristorazione: "pensiamo che il servizio da asporto si possa organizzare. Dire no a tutta la ristorazione potrebbe voler dire penalizzare persone che invece si vogliono organizzare e hanno anche necessito' di riprendere le loro attività in condizioni di sicurezza". "Durante la fase critica - ha chiosato l'assessore Sertori - il lockdown è stato possibile perché le attività indispensabili non si sono mai fermate: le farmacie, i negozi di alimentari, altri servizi essenziali". "Ecco perché oltre a medici e infermieri e personale sanitario - ha concluso - bisogna riconoscere che popolazione ha avuto uno straordinario senso civico e sono rimaste a casa anche grazie a chi ha operato per garantire i servizi essenziali".
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