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giovedì 21 novembre 2024 | ore 16:06

Halloween: 15 commedie 'nere'

Pronti a passare in compagnia degli amici la serata più spassosa dell'anno. Se sì, allora ecco alcuni consigli su alcune commedie 'nere' da vedere tutti assieme.
CINEMA - Halloween

Autunno: Halloween è ormai alle porte e se avete seguito i consigli del precedente articolo (Dieci film horror per Halloween) allora vi sarete preparati per passare la più spaventosa delle serate in compagnia dei vostri amici. Si sa il cinema horror è forse la più grande forma d'espressione artistica dei nostri tempi, un genere dove sceneggiatori e registi studiano con parsimonia i timori più oscuri dell'animo umano, per realizzare sofisticati meccanismi in grado di scatenare momenti di sana paura e raccapriccio. Ma c'è un'altro genere che scorre parallelo ad esso, un genere che a differenza del primo sbeffeggia, ridicolizza e minimizza tali paure. Sto parlando della commedia nera ovviamente. Questo meraviglioso ibrido artistico che attraverso i secoli si è fatto strada nel teatro, nella letteratura, nei fumetti e per ultimo nel cinema e in televisione, per regalarci momenti di assoluta ilarità mista a un senso d'inquietudine e ripugnanza per come viene trattato tale argomento. Se la prima lista conteneva dei titoli studiati per farvi morire di paura, in questa troverete dei titoli fatti apposta per farvi crepare dalle risate. C'è di tutto: assassini maldestri, mostri ridicoli, assurdi cannibali urbani, vampiri rintronati, invasori alieni idioti, zombie demenziali e serial killer imbarazzanti, che hanno fatto la storia del umorismo nero e che vi propongo in questa lista di non dieci, ma ben quindici film. In conclusione se volete passare la notte di Halloween in tutta tranquillità, ecco a voi una lista di quindici commedie nere da vedere ad Halloween.

Frankenstein Junior
C'è un certo dottor Frederick Frankenstein, discendente del famoso barone Victor, che insegna medicina in una università americana e non ne vuol saperne di essere accomunato col suo famoso antenato. Al termine d'una lezione di neurologia, nella quale ribadisce l'impossibilità di ricostruire parti del sistema nervoso umano, Frederick riceve una visita da parte di un notaio, Herr Rosenthal, che gli comunica che il barone ha lasciato a Frederick un castello in Transilvania. Nonostante un forte scetticismo e il disprezzo per gli esperimenti del nonno, Frederick parte per la Romania, dove incontra l'imprevedibile aiutante gobbo Aigor (nipote del vecchio assistente del nonno), la procace assistente Inga e la sinistra e misteriosa Frau Blücher, la governante del castello. Una notte Frederick sente un violino che suona dal fondo delle segrete, qui scopre il laboratorio del nonno insieme ai suoi appunti. A questo punto, Frederick, ricredendosi sulle proprie idee, cerca a propria volta di dare vita a una creatura. Iniziamo la nostra lista con il più classico dei classici. Quarta regia di Mel Brooks e consacrazione di Gene Wilder al ruolo di superstar, il film del 1975 va ben oltre la semplice parodia. Semplicemente perché 'Frankenstein Junior' è uno di quei film pressoché perfetti, un ricettacolo di comicità che andrebbe studiato nelle scuole di cinema di tutto il mondo. Sia per l'assoluto stato di grazia del regista, sia per la superba interpretazione dei protagonisti (sia principali che secondari), la brillante coppia Brooks e Wilder confeziona una personale e spassosa rilettura del Prometeo moderno e un grande omaggio al film del 1931 diretto da James Whale. Il duo non perde occasione per inserire un dialogo o virare una scena, anche di poco conto, al comico, senza mai esagerare o scivolare troppo nel becero e nel volgare, nonostante il sarcasmo spinto e la dissacrazione estrema. Si nota anche una certa vena polemica sulla scienza usata per fini propri e, soprattutto, sulla massa che agisce per credenze e per sentito dire, senza effettivamente ragionare con la propria testa. In conclusione: il film di Brooks è una grande lettera d'amore piena di citazionismo e comicità travolgente, un classico senza tempo che omaggia e allo stesso tempo sbeffeggia il folle rapporto: creatore e creatura.

Delicatessen
Nella Francia post apocalittica di un'epoca imprecisata, i viveri scarseggiano e il mais è utilizzato come denaro. Al piano terra di un decrepito condominio si trova la macelleria 'Delicatessen', gestita dal padrone di casa, Clapet, il quale offre camere e posti di lavoro per attirare le vittime nell'edificio, così da poter uccidere questi sventurati affittuari, macellarli e vendere la loro carne agli altri inquilini presso il suo negozio. L'arrivo di Louison, ex clown del circo che ha da poco perso il suo scimpanzé ammaestrato, getterà disordine e scompiglio nel delicato e folle equilibrio dei residenti della palazzina cannibale. Dopo l'antipasto, passiamo alla portata principale. Ambientato in uno spazio-tempo distorto e indefinibile, caratterizzato da decadenti atmosfere stempunk e gotico-industriali, con una fotografia cupa dai tratti fumosi e meccanici e una regia che strizza l'occhio al cinema di Terry Gilliam, Federico Fellini, René Clair, Roman Polanski e allo stile cartunesco dei fumetti post-apocalittici francesi; l'esordio di Jean-Pierre Jeunet (regista de 'Il favoloso mondo di Amélie) è un surreale spettacolo circense del macabro e del bizzarro. Una folle Parabola feroce e amara dell'impossibilità di una convivenza civile. E vi garantisco che vi ingozzerete dalle risate.

Arsenico e vecchi merletti
Lo scrittore Mortimer Brewster, ex scapolo convinto, torna a casa dalle zie Abby e Martha per raccontare del suo fresco matrimonio con Elaine Harper, ma scopre che le due amabili e anziane ziette "aiutano" quelli che affettuosamente chiamano i 'loro signori' (ossia gli inquilini ai quali affittano le camere), a lasciare la vita con un sorriso sulle labbra, offrendo loro del vino corretto con un miscuglio di veleni, e li seppelliscono nel 'Canale di Panama', la cantina di casa dove il fratello di Mortimer, Teddy (che crede di essere Theodore Roosevelt), scava e ricopre di continuo nuove buche per occultare i cadaveri. Deciso a porre fine alla pazzia delle due zie e del fratello, Mortimer cerca di far internare Teddy in una casa di cura, ma i suoi piani vengono sconvolti dall'arrivo dell'altro fratello Jonathan, un efferato pluriomicida i cui lineamenti sono stati rovinati a seguito di numerosi interventi di chirurgia plastica che lo hanno fatto somigliare a Boris Karloff. Anche Jonathan, che è accompagnato dal suo fidato amico, il dottor Einstein, ha un cadavere di cui disfarsi e tenta di seppellirlo nella cantina, per poi eliminare anche il fratello Mortimer. Per il nostro eroe comincia una lunga notte fatta di equivoci e colpi di scena, nel disperato tentativo di salvare il suo matrimonio, la sua reputazione e la sua stessa vita. Tratto dall'omonima commedia di Broadway e con uno stile registico che avrebbe inspirato i film di Sam Raimi e dei fratelli Coen; la commedia diretta da Frank Capra nel 1944 è un folle carosello di umorismo nero da far girar la testa. La comicità è costruita su una sfilata di tipi umani grotteschi, a cominciare dalle zie del protagonista, apparentemente due care vecchiette, che poi si rivelano delle metodiche assassine spinte da un folle proposito di carità nei confronti degli emarginati e dei reietti della società americana. In questo Carnevale di paradossi, Capra mescola le carte in tavola della solita distinzione tra buoni e cattivi: i crimini vengono commessi davvero ma sono frutto della follia che dilaga in tutto il film. In sostanza, se vi piacciono le commedie degli equivoci condite con un pizzico di macabro, allora non potete perdervi questa folle allegoria satirica, che fa luce sui lati oscuri della famiglia del 'Sogno Americano', dove l'omicidio è visto come una normale attività casalinga di tutto rispetto.

Il castello maledetto
Tom, commesso viaggiatore che commercia in automobili americane, una sera arriva al castello di Femm, nel Galles per consegnarne una. Tom trova il suo cliente Caspar Femm morto in una bara, ma non è la sola cosa, diciamo così, strana che scopre. La sorpresa è grande quando ha modo di conoscere gli altri bizzarri membri della famiglia, tra le quali le sorelle del defunto: Morgana e Cecily. Ma i guai per lui non sono finiti perché altri truci delitti vengono commessi nel vecchio castello e toccherà a Tom smascherare l'assassino prima che sia troppo tardi. 'Il castello maledetto' è un remake del film omonimo diretto nel 1932 da James Whale, solo che a differenza del primo la versione di William Castle si prende svariate libertà, a partire dalla trama pesantemente rimaneggiata in stile 'dieci piccoli indiani'. Nonostante questo cambio di direzione, il film risulta molto godibile ed esilarante, anche grazie alle ossessioni che caratterizzano i vari personaggi: c'è chi colleziona armi, chi lavora a maglia su una sciarpa infinita, chi coltiva piante strane e addirittura chi aspetta il diluvio universale. Castle dirige con precisione chirurgica, confezionando un giallo d'atmosfera gotico – sarcastica di stampo Disneyano, l'ideale da vedere con un gruppo d'amici o con tutta la famiglia.

Gazebo
Elliot Nash, scrittore affermato di gialli per la TV, ha sposato l'affascinante attrice Nell. Quando un ricattatore lo minaccia di mettere in circolazione delle fotografie che potrebbero compromettere la sua carriera, Elliot paga, poi uccide il delinquente e lo seppellisce sotto il Gazebo nel giardino di casa. Ma in realtà non c'è stato alcun delitto. Come è possibile? Tra citazioni al cinema di Alfred Hitchcock e di Frank Capra, 'Gazebo' è una scoppiettante black comedy d'annata in cui la trama gialla è stemperata nella più piacevole delle commedie sofisticate. La rodata coppia Glenn Ford e Debbie Reynolds tiene banco in modo superbo e la regia di George Marshall è perfetta nel sottolineare nel modo più efficace ogni gag che rende il film esilarante e tratti inquietante, soprattutto per la presenza del Gazebo che sembra trasformarsi pian piano in un sinistro monumento cimiteriale. Un consiglio: non perdete di vista il piccione.

L'erba del vicino
In un tranquillo quartiere di periferia arriva una famiglia che si installa in una vecchia casa vittoriana e si comporta molto stranamente: escono solo di notte, scavano grandi buche sotto la pioggia e non ricevono visite. Ray Peterson, un vicino che trascorre le ferie a casa, si lascia convincere dagli altri vicini (convinti che la nuova famiglia sia in realtà una banda di pericolosi serial killer) a compiere un'incursione nella villa. Da qui ha inizio una fitta rete di sospetti, strane coincidenze e incubi paranoici, che cominciano a turbare la sanità mentale di Ray, ossessionato dallo scoprire la verità a tutti i costi. Coinvolgente e dal ritmo serrato ed indiavolato, il film di Joe Dante (regista di 'Gremlins') è una geniale rivisitazione del tema: la famiglia come concentrato di orrori ed ordinaria follia. Solo che a differenza di altri casi l'orrore è osservato dall'esterno e dall'occhio curioso e invadente del vicinato. Nonostante un finale che, da un lato, devia dallo schema previsto e prevedibile e, dall’altro, fuorvia tutto il discorso, quella di Joe Dante è una dignitosa, paradossale satira sui rapporti di vicinato, estremizzando (ma neanche tanto) la pratica sempiterna di pettegolezzi, invadenza nei fatti altrui, edificazione di astruse fantasie su quelli della 'porta accanto', specie se meno socievoli e conformisti dell’atteso. In poche parole, se anche voi siete curiosi di sapere cosa sta succedendo dietro le mura della casa del vostro vicino, guardando questo film vi sorgeranno parecchi dubbi sull'apparente normalità del vostro quartiere.

L'alba dei morti dementi
Shaun è un inglese trentenne che vive in un quartiere nella periferia di Londra e passa la sua esistenza lavorando come dipendente di un negozio di elettrodomestici, dove i suoi colleghi più giovani non gli danno alcun rispetto, e affrontando le difficoltà della sua vita privata: ha un brutto rapporto con Phillip, suo patrigno, e con il suo coinquilino, Pete, il quale non sopporta la presenza di Ed, il migliore amico di Shaun, che però è un perdigiorno obeso piazzatosi in casa, senza peraltro collaborare nel pagamento dell'affitto. A peggiorare le cose, il fidanzamento tra Shaun e Liz sta andando a rotoli, con lei che non sopporta più di passare le serate al Winchester, il pub preferito di Ed. Non fanno quasi mai alcuna attività insieme poiché Shaun si trascina sempre Ed ad ogni serata, così Liz è costretta a portare sempre i compagni di stanza, il sapientone David e la sua estroversa compagna, Dianne. Per Shaun le cose sono messe davvero male, ma il peggio deve ancora arrivare. Dopo una serie di eventi misteriosi e non precisati annunciati alla TV, un mattino la periferia di Londra è invasa da orde di zombie e per Shaun e i suoi amici incomincia una sgangherata battaglia per la sopravvivenza nel disperato tentativo di raggiungere il pub Winchester per barricarcisi dentro fino alla fine dell'apocalisse. Il lungometraggio d'esordio di Edgar Wright, è un vero e proprio calderone in ebollizione di omaggi e citazione al cinema di George A. Romero e compagni. Iniziata come la solita commedia di amici per la pelle, con lo sfigato di turno che cerca di mettere ordine nella propria vita senza rinunciare alla compagnia dell'amico di sempre; con l'arrivo degli zombie ci si aspetta che la storia assuma dei contorni più drammatici ed orrorifici, in realtà non succede. Man mano che si procede il film diventa sempre più demenziale e colmo di un umorismo nero tipicamente inglese osannato da Quentin Tarantino e Peter Jackson. L'orrore c'è, ma è messo in secondo piano da gag idiote e battute cretine completamente fuori luogo, che rendono il film un gioiello unico ed estremamente innovativo del genere zombie movie.

La congiura degli innocenti
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Trovare l'assassino non sarà semplice, anche perché tutti in paese sostengono di averlo ucciso. Nella sua calcolata mistura di comico e tragico, Alfred Hitchcock ci regala una commedia nera che fa affidamento in gran parte a una serie di avvenimenti paradossali, uniti alla domanda drammaturgica principale: chi ha ucciso Harry? La trama, affollata da personaggi in gran parte stravaganti, è il pretesto per raccontare la 'normalità del delitto'. Quasi tutti i protagonisti tendono a nascondere la verità, seppur innocua, all’interno di una cornice autunnale, dai colori forti e accesi della fotografia di Robert Burks. Con i suoi ricchi colpi di scena e la sua nonscialans davanti al macabro, il film contiene in sé quell’aria tipicamente british, che il regista ha saputo conservare nonostante la trasferta a Hollywood, accompagnata da una dose di sano cinismo tipico di Hitchcock.

Bad taste – fuori di testa
Gli abitanti della città neozelandese Kaihoro spariscono misteriosamente dopo avere dato l'allarme per un avvistamento di UFO. Sul posto viene inviata la scalcagnata unità speciale detta 'The Boys', che scopre con orrore che gli alieni hanno installato la loro navicella in una casa nelle vicinanze e che tutta la popolazione è stata macellata per essere utilizzata per la catena di Fast Food spaziali di Mister Crumb. Riusciranno i nostri eroi a fermare l'invasione degli alieni antropofagi? Anarchico. Non c'è altra parola per definire questo film, semplicemente anarchico. Nel 1987 Peter Jackson esordiva con l'invasione aliena più demenziale della galassia, un film che omaggiava lo stile di Don Coscarelli e Sam Raimi e che avrebbe inspirato registi come Edgar Wrigh e Taika Waititi. Nonostante il film possa essere visto come una forte critica alla società moderna, e in particolare nei confronti delle multinazionali che perseguono la politica del trash food, Il demenziale regna sovrano per tutta la durata del film, in cui il filo conduttore sono le emozioni forti, lo splatter, lo schifo e le situazioni comico – grottesche. P.S. sconsigliato ai deboli di stomaco.

Il mostro
Valerio Barigozzi è un cronista fallito, con un matrimonio a pezzi alle spalle e un figlio adolescente e introverso, Luca, che vorrebbe vivere con il padre, se questi non fosse troppo in difficoltà economiche per accoglierlo in casa. Nonostante le sue potenzialità, per sbarcare il lunario Birigozzi è ridotto a rispondere alla posta delle lettrici di una rubrica sentimentale di un grande giornale milanese e a scrivere romanzi gialli sotto pseudonimo. Un giorno riceve una lettera anonima che preannuncia l'assassinio di "Nonno Gustavo", un noto presentatore televisivo di programmi per ragazzi. L'omicidio viene commesso e Barigozzi, che si è recato sul posto per parlare con la potenziale vittima, è il primo a scoprirne il cadavere. Il misterioso assassino, che si firma 'il mostro', continua a preannunciare i suoi delitti al giornalista; questo permette a Barigozzi di mettere a segno una serie di scoop sorprendenti, riuscendo apparentemente a cogliere il modus operandi che l'omicida segue nel compiere i suoi delitti. L'uomo sfrutta con cinismo questo stato di cose, senza farsi scrupoli morali, né interrogarsi sui suoi possibili legami con l'assassino; un'errore che lo trascinerà in un vortice finale d'orrore senza ritorno. Prima di Roberto Benigni, un'altro mostro aveva calcato le scene nel lontano 1977, ma a differenza di esso, il film di Luigi Zappa è ben lontano dalle situazioni tragicomiche della pellicola di Benigni. Inspirandosi a 'L'asso nella manica' di Billy Wilder e al contemporaneo 'Sbatti il mostro in prima pagina' di Marco Bellocchio, Zappa dirige un film che riflette sulle devianze dei mass media e la natura situazionale della violenza scegliendo un registro sempre in bilico tra dramma e commedia nera. Il più grande fregio di questo film è nella colonna sonora martellante, composta da uno straordinario Enio Morricone e di chiara inspirazione Argentiana, che rende il film cupo, cinico e assolutamente spietato nel ritrarre la figura di un giornalista disilluso e in cerca riscatto sociale la cui insaziabile rapacità di potere lo porterà faccia a faccia con il peggiore dei suoi incubi.

Tutti defunti... tranne i morti
Il commesso viaggiatore, Dante, deve vendere dei libri sulle leggende legate alle famiglie nobili dell'Emilia-Romagna ai discendenti delle famiglie stesse. Arrivato al castello Zanotti, dove quella stessa mattina è spirato il capofamiglia, il Marchese Ignazio. Dante è costretto a restare anche grazie alle avance della figlia del morto, Ilaria. Ma al momento del funerale, si scopre che ad essere stato sepolto non è il marchese Ignazio, bensì il suo domestico Giulio, ucciso con un piolo di legno nel petto. Inoltre, l'anziana cameriera Rosa è scomparsa. Da qui in poi si succederà una lunga serie di delitti, che l'inetto detective Martini cercherà di risolvere. Da Mel Brooks a Roman Polanski, da Dario Argento a Mario Bava, da Agatha Christie a William Castle; tutti vengono presi di mira e sbeffeggiati in questo capolavoro del comico – demenziale all'italiana. Questo film non è esattamente 'Frankenstein Junior', di cui non possiede la vis comica, ma la classe e l'audacia con cui Avati mescola anche nella stessa scena il cinema orrorifico con battute e trovate grottesco-demenziali, giocano la loro parte in maniera divina. Un prodotto atipico, coraggioso e poco fortunato, che negli anni si è guadagnato lo status di cult del periodo, anche grazie alla magnifica interpretazione di Gianni Cavina nelle vesti del maldestro investigatore privato, chiara parodia di Peter Sellers.

La piccola bottega degli orrori
Seymour, imbranato commesso nel negozio di Gravis Mushinik, sviluppa una pianta esotica che nessuno a mai visto prima (che racconta di aver preso da un mercante cinese), e la battezza Audrey Junior, come la bella assistente del negozio di cui è innamorato. Inizialmente Seymour è felice della sua creazione, anche perché la pianta, che continua a crescere e ha la capacità di parlare, porta fortuna al negozio; ben presto però perde il controllo della situazione, e viene obbligato dalla pianta a commettere omicidi per rifornirla di sangue umano, di cui è ghiotta. Mentre la polizia indaga sulle misteriose sparizioni di persone nei dintorni della bottega, per Seymour è l'inizio di un crescente vortice di piccoli orrori. Lo stesso anno in cui dirigeva la sua prima trasposizione di un racconto di Edgar Alan Poe, il poliedrico Roger Corman dirigeva un film destinato ad inspirare le manti delle future generazioni di sceneggiatori e registi che lo avrebbero osannato ed emulato nel corso degli anni. Girato per gran parte in interni, con un forte impatto teatrale e il tocco leggiadro di un umorismo estremamente acre, volto a connotare una satira sociale visualizzata con una certa sapidità, sia nelle figure di contorno, che nel protagonista in cerca di riscatto sociale; il film di Corman è di diritto un cult del B-movie americano d'inizio anni sessanta. Dimenticatevi della versione musical e riscoprite un film che tra i suoi protagonisti contava anche un giovanissimo Jack Nicholson, che sfoderava già un maestoso ghigno da lupo cattivo.

La comunidad – intrigo all'ultimo piano
Julia è un'agente immobiliare che cerca di vendere l'unico lussuoso appartamento di un palazzo fatiscente. Non trovando acquirenti, la donna si insedia nell'appartamento. Quando improvvisamente il soffitto cede a causa di una infiltrazione d'acqua, Julia scopre il cadavere di un uomo morto in solitudine assieme ad una mappa per recuperare oltre sei miliardi vinti al totocalcio. Dopo aver trovato la fortuna dell'uomo, la donna cerca di portarla fuori, ma presto scoprirà che gli abitanti del condominio non sono disposti a separarsi dalla loro fetta di bottino e cercheranno di accaparrarsi la fortuna di Julia con qualunque mezzo, anche a costo di uccidere. Opera più pregevole del regista Spagnolo Alex De la Iglesia, 'La comunidad' è un concentrato di pura black comedy made in Spagna. Se nel film si colgono forti echi citazionisti da 'L'inquilino del terzo piano' e 'Delicatessen'; il regista si distacca a pieno dalle atmosfere surreali e disturbanti che caratterizzavano i film di Polanski e di Jeunet, per virare verso un'umorismo grottesco sporco e corrotto, pieno di vecchi, pettegole, zitelle, ritardati, bell'imbusti, cinici e bambini, che danno vita ad un micro cosmo unito dall'ossessione comune della ricchezza altrui, un mix dagli esiti distruttivi ed esilaranti.

Arac attack – mostri ad otto zampe
Nella tranquilla cittadina mineraria di Prosperity, in Arizona, un incidente provoca la caduta di un barile di rifiuti tossici dentro uno stagno. Una settimana dopo Mike, un bambino appassionato di aracnidi, va da Joshua, un collezionista di ragni esotici, che gli rivela che grazie ad una nuova dieta i ragni stanno crescendo. Joshua è però ignaro che ciò è dovuto al fatto che i grilli di cui si cibano i ragni sono contaminati dai rifiuti tossici. Dopo che Mike se ne va, uno dei ragni, si libera e attacca Joshua che in preda al dolore devasta senza volerlo la stanza, liberando anche tutti gli altri ragni. Per gli inermi cittadini di Prosperity è l'inizio di una folle battaglia per la sopravvivenza senza esclusione di colpi. Se pensate che questo film sia la solita storia di mostri nati dall'esposizione delle solite scorie tossiche, dovrete ricredervi dopo i titoli di coda. Prodotto dal mago dei disater – movie Roland Emmerich, l'esordio alla regia di Ellory Elkayem è un folle omaggio ai B-movie anni cinquanta, con chiari riferimenti a 'Tarantola' di Jack Arnold e 'Assalto alla terra' di Gordon Douglas. Ogni stereotipo disponibile è stato messo in campo in questa spettacolare ed esilarante rivisitazione del genere horror insettivoro. Ci sono tutti, dallo sceriffo-donna dolce ma decisa nell'uccidere i ragnoni, al figlio genietto che non viene mai creduto; dal vice-sceriffo baffuto e un po' cretino, alla sorella ribelle del piccolo nerd; ma soprattutto l'eroe buono e un pò imbranato armato del solito fucile a pompa e all'evenienza di una semplice boccetta di profumo contro i mostruosi aracnidi. Per tanto se volete passare una serata tra risate e ribrezzo, recuperate questo meraviglioso gioiello del genere, e lasciatevi avvolgere nella sua tela d'ilarità da capogiro. P.S. sconsigliato agli arcano fobici.

Per favore… non mordermi sul collo
Il professore Abronsius, autore di importanti studi sul fenomeno del vampirismo, giunge con il suo assistente Alfred nei pressi di un castello della Transilvania abitato da un gruppo di vampiri. Spinto dalla sua curiosità Abronsius penetra nel castello insieme ad Alfred, il quale è intenzionato a portare in salvo Sarah, la giovane figlia del locandiere Shagal, rapita dal conte Von Krolock. I due cadono ben presto prigionieri del conte, il quale decide di trasformarli in vampiri ed associarli al suo gruppo di non morti. Per i due maldestri cacciatori è l'inizio di una lotta all'ultimo sangue. Concludiamo la nostra lista con un'altro grande classico del genere, un film che sarebbe diventato uno dei cardini portanti per il già citato 'Frankenstein Junior'. In questo film Roman Polanski riunisce i classici archetipi del racconto vampiresco e li ripulisce della loro componete macabra per dargli un tono leggero, sospeso tra fiaba e romanzo d'avventura. Il film pur essendo una chiara parodia, non cade mai nel demenziale o nell'assurdo, e si concentra maggiormente sulle gag visive; infatti buona parte della pellicola è completamente priva di dialoghi, mentre abbonda di irresistibili scenette comiche che omaggiano gli albori del cinema muto. Con gli sguardi allampanati del vecchio cacciatore di vampiri e del suo assistente (interpretato dal regista stesso), che si alternano a momenti di tensione puramente tipici del genere, 'Per favore...non mordermi sul collo' è un titolo unico che omaggia, sbeffeggia e innova un intero filone, dai vampiri della Hammer alle picaresche avventure di Stanlio e Olio.

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