Milano / Malpensa
Giovani per il 'Friday for Future'
Tutti in strada, ancora una volta, sull’esempio di Greta Thunberg. Tutto iniziò alcuni anni fa: quando, nel 2015, migliaia di persone si misero in cammino per marciare per il clima, Greta aveva appena dodici anni. L’evento di allora si chiamava ‘Global Climate March’ ed era una delle prime manifestazioni, di tale portata, nata da associazioni e cittadini per ricordare ai politici - riuniti al tempo nella Cop21 di Parigi - l’importanza di prendere decisioni concrete per invertire la rotta delle emissioni. Ora, questa giovane attivista, iconica della lotta delle nuove generazioni, è il simbolo di una rivoluzione verde che parte dal basso. Per molti è sostenuta da lobby, chi la segue a volte viene ironicamente definito ‘Gretino’, viene irrisa per la sindrome di Asperger, ma alcune cose che dice, piaccia o meno, ci riguardano tutti e non sono opinabili. Prendiamo alcuni estratti dal discorso pronunciato all’ONU negli scorsi giorni: “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote... Le persone stanno soffrendo, le persone stanno morendo, interi ecosistemi stanno crollando. Siamo sull’orlo di un’estinzione di massa e tutto ciò di cui riuscite a parlare sono i soldi e l’illusione di una crescita economica perenne. Come osate continuare a distogliere lo sguardo e venire qui a dire che state facendo abbastanza, quando la politica e le soluzioni necessarie non sono ancora in vista? Le risorse del nostro pianeta sono limitate: è il nostro modello di crescita che va rivisto. Ci sono sette miliardi di persone nel mondo”. Incendi in Amazzonia, Siberia, Africa; uragani devastanti; ghiaccio che si scioglie ai poli, così come sulle Alpi; bombe d’acqua. Certo, forse nel 2050 molti che ora la deridono già non ci saranno più, ma tutti gli altri (bambini, ragazzi e giovani) sono in piazza anche in questo venerdì. “Le decisioni che i politici prendono o non prendono oggi impattano sulla vita di noi giovani che saremo gli adulti di domani. Chiediamo di avere un futuro. È troppo secondo voi?”
IDEE, PROGETTI, RIFORME: COSA FANNO I VARI STATI?
Tra i primi Paesi europei a rispondere alle richieste di un cambio di rotta per tutelare il clima vi è la Germania. Il governo tedesco ha infatti deciso di investire 100 miliardi in dieci anni e punta sull’economia green: “Più treni e tasse sui voli”. Il governo Merkel si è impegnato per 54 miliardi di euro entro il 2023, e 100 miliardi entro il 2030, per finanziare un robusto piano di tutela dell’ambiente. Le cifre sono contenute nel pacchetto di misure salva-clima concordate all’interno della Grosse Koalition. Il piano prevede tra le altre cose di puntare sul potenziamento del trasporto ferroviario, investendo la maggior parte dei fondi promessi nelle infrastrutture su rotaia. Previsti anche incentivi, con speciali abbonamenti, per chi utilizza i mezzi pubblici. Tra le fonti di finanziamento, si prevede di tassare maggiormente i voli. In questi giorni, con il dibattito all’ONU, altri Stati hanno deciso di fare qualche passo avanti. Ma giusto qualcuno. Solo 23 Paesi (la maggior parte europei), che rappresentano il 2,3 % delle emissioni globali, hanno indicato che miglioreranno i loro contributi nazionali per la riduzione dei gas a effetto serra nel 2020. Sono 66 i Paesi che promettono emissioni zero nel 2050, 102 le città e 93 le imprese. I piani più ambiziosi sono emersi dalla cooperazione fra pubblico e privato, come le grandi imprese del settore delle assicurazioni, che, in collaborazione con il Programma Onu per lo sviluppo e i governi di Germania e Regno Unito, hanno offerto 5 miliardi di dollari entro il 2025 per assistere 20 Paesi vulnerabili alle catastrofi climatiche. “Scienziati autorevoli ci dicono che il divario tra ciò che dovremmo fare per far fronte alla crisi climatica e ciò che effettivamente facciamo continua ad ampliarsi”, ha ricordato il segretario generale Guterres. “Dobbiamo invertire questa tendenza con un’azione climatica decisiva”. Se gli Stati Uniti si dissociano ancora una volta dagli sforzi internazionali per contenere i cambiamenti climatici, una buona notizia arriva dalla Russia. Il primo ministro Dmitry Medvedev ha infatti reso noto di aver sottoscritto una risoluzione relativa alla ratifica dell’accordo di Parigi.
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