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venerdì 22 novembre 2024 | ore 15:05

Ambiente: ultima chiamata

Grande attesa per il vertice di Copenhagen
Attualità - Cambiamenti climatici (foto gentilmente concessa da 'Save the Children')

Un filmato ‘shock’ in cui una bambina si addormenta e sogna prima di ritrovarsa sola, sperduta, in mezzo al deserto, per poi essere travolta da onde via via più alte. Il vertice mondiale sul clima di Copenhagen si è aperto all’insegna dei bambini, saranno loro infatti a subire le conseguenze più gravi se non si riuscirà ad arrivare ad un accordo. Ma arrivare ad un compromesso, per lo più vincolante, appare tutt’altro che semplice, soprattutto perchè gli interessi nazionali e delle lobby rappresentate da ogni Paese sono molto ampi e sfaccettati, per lo più in un momento di crisi economica. Per questo vi è seriamente il rischio di arrivare a linee guida che, senza impegni stringenti, rischia di portare alcuni (pochi) ha compiere scelte virtuose ed altri (temiamo molti) a predicare bene ma senza giungere a riforme e piani di sviluppo coerenti. In questo panorama contraddittorio si sono però registrate anche alcune significative prese di posizione, come quella dell’ agenzia Usa per la Protezione ambientale (Epa), che ha dichiarato ufficialmente che i gas che contribuiscono all’effetto serra sono una minaccia per la salute umana. Ma ad allarmare e far riflettere sono soprattutto i dati: secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) il decennio tra il 2000 e il 2009 è molto probabilmente il più caldo da quando le temperature vengono puntualmente registrate. (Per la cronaca, il più freddo fu invece tra il 1810 e il 1819, mentre Napoleone conduceva la campagna di Russia, ndr). “I dieci anni più caldi della storia in Italia sono tutti successivi al 1990”, ha dichiarato ad alcuni organi di informazione Teresa Nanni, responsabile del gruppo di climatologia storica Isac-Cnr. La top ten per temperature degli ultimi due secoli in Italia è infatti la seguente: 2003, 2001, 2007, 1994, 2009, 2000, 2008, 1990, 1998, 1997. L’anomalia media di questi primi dieci anni del XXI secolo è di 1,2 °C in più rispetto al periodo di riferimento. La primavera 2009 si situa al quarto posto tra le più calde negli ultimi duecento anni con +1,76 °C rispetto alla media 1961-1990, e l’estate al quinto posto con + 1,87 gradi. Se fin qui si rimane ai numeri attuali, ben più ‘inquietanti’ sono i rischi per il futuro. L’apice di CO2 nell’atmosfera dovrebbe essere toccato nel 2020, ma se non si dovesse invertire subito la rotta il rischio è che quando si arriverà a quell’anno il punto sarà di non ritorno. I Paesi più industrializzati, forse consapevoli dei danni da loro compiuti, spingono pertanto ad un taglio radicale delle emissioni (con progetti a medio-lungo termine); la stessa Cina sembra disponibile a dialogare; ma le nuove ‘potenze’ come Brasile ed India, riusciranno ad accettare un freno al proprio sviluppo per il bene comune?

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