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Centro di Spiritualità Santa Gianna Beretta Molla

Il card. Dionigi Tettamanzi inaugura la struttura
Mesero - Il Card. Tettamanzi inaugura il Centro (foto di Alberto Bairati)

Due anni fa, il 1 novembre 2007, abbiamo celebrato la dedicazione del Santuario diocesano della Famiglia a ‘Santa Gianna Beretta Molla’; in quella occasione ho anticipato all’Arcivescovo Card. Dionigi Tettamanzi l’impegno di molti a consegnare alla Diocesi il Centro di Spiritualità familiare dedicato a santa Gianna e annesso al Santuario stesso”. Così ricorda don Tiziano Sangalli, responsabile del Santuario meserese di Santa Gianna Beretta Molla, ricordando il percorso che ha portato all’inaugurazione del nuovo Centro di Spiritualià, lo scorso sabato pomeriggio. “Il Centro di spiritualità intende mettersi a disposizione del Servizio diocesano per la Famiglia e quindi della pastorale del Vescovo - prosegue don Tiziano- È uno spazio aperto a tutte le parrocchie e alle comunità pastorali, ai gruppi e ai movimenti, agli oratori e a quanti sono alla ricerca della propria vocazione”.

Riportiamo di seguito maggiori informazioni
sul Centro di Spiritualità
grazie al contributo di don Tiziano Sangalli

Due anni fa, il 1 novembre 2007, abbiamo celebrato la dedicazione del Santuario diocesano della Famiglia a “Santa Gianna Beretta Molla”; allora avanzavo all’Arcivescovo Card. Dionigi Tettamanzi l’impegno di molti a consegnare alla Diocesi il Centro di Spiritualità familiare dedicato a santa Gianna e annesso al Santuario stesso. Il progetto, a conferma di quanto approvato e incoraggiato dal predecessore, il Card. Martini, aveva iniziato a prendere consistenza qualche mese prima: il Card. Tettamanzi aveva chiesto un contributo a tutte le Parrocchie della Diocesi perché il triennio pastorale dedicato alla Famiglia potesse concludersi anche con un segno concreto dell’importanza delle nostre famiglie al crocevia della pastorale ordinaria.
Sono trascorsi esattamente due anni e, il prossimo 31 ottobre, il Centro verrà inaugurato per essere punto di riferimento per la vita spirituale di molte famiglie. L’importanza dell’evento è sottolineata dalla presenza dello stesso Arcivescovo che presiederà la celebrazione.
Mesero, Magenta e Pontenuovo si stanno coordinando per sostenere, all’interno del percorso pastorale diocesano, l’impegno di far conoscere la vita e la spiritualità di santa Gianna nel contesto dei suoi luoghi di vita e soprattutto della grande Chiesa che, in tutto il mondo, proclama e incoraggia a vivere il Vangelo della famiglia. Questa è la precisa responsabilità che la Chiesa si assume e, in questa responsabilità, si innesta, ormai da due anni, il Santuario. Da oggi anche il centro di spiritualità. Ne parliamo diffusamente in queste pagine.
Nel frattempo si sta avviando un ulteriore progetto che però ha ancora bisogno di precisarsi. Si tratta del recupero e della valorizzazione della casa sponsale di Gianna e Pietro Molla a Pontenuovo, frazione di Magenta, e della vicinissima chiesetta della Madonna del Buon Consiglio, così cara alla preghiera quotidiana di Gianna. La casa e la chiesetta vengono donate al Santuario tramite la Diocesi di Milano per diventare luogo di spiritualità con una duplice sensibilità: alcuni ambienti, non appartenenti alla casa di santa Gianna, ma edificati dopo la sua morte, saranno utilizzati come luoghi di studio, anche con l’utilizzo di strumenti interattivi; gli ambienti storicamente appartenenti alla casa sponsale di Gianna e Pietro diventeranno un museo, grazie al prezioso aiuto della famiglia di santa Gianna.
L’appuntamento per l’inaugurazione di queste preziose strutture potrebbe essere il 2012, anno assai significativo: Benedetto XVI ha chiamato a raccolta a Milano, per la primavera di quell’anno, quanti vorranno celebrare l’ormai tradizionale raduno mondiale delle famiglie che, nell’edizione di questo 2009, a Città del Messico, ha riunito più di un milione di persone.

Cosa è un Centro di spiritualità?

È importante rispondere a questa domanda perché in molti si crea, a volte, una certa confusione. La parola “spiritualità” rimanda ad altre parole di uso forse più comune: “spirituale” o anche “spirito”.
È un dato culturalmente consolidato: diventano sempre più deboli i contenuti che riusciamo a dare a queste parole e a questi temi, oggi. La confusione nasce dalla nostra abitudine a considerare come astratto ciò che è “spirituale”. Diciamo, per esempio, che la preghiera è qualcosa di spirituale e tendiamo ad assegnarle solo “un tempo” nella nostra giornata, a volte non così abbondante, anche perché sorge subito la domanda: a cosa serve pregare? Siamo portati a isolare la preghiera da ciò che facciamo ogni giorno, come se l’incontro col Signore Gesù avesse poco da dire su ciò che diciamo, scegliamo, decidiamo… Occorre orientarsi in modo nuovo e guardare in un’altra direzione se desideriamo far ritorno a una “cultura dello spirito”. Dobbiamo maturare una percezione più nitida e vitale di quelle parole oggi ritenute troppo nascoste nel profondo delle coscienze di ciascuno, a volte così nascoste che potremmo, già fin d’ora, capire perché i temi “spirituali” non suscitano né un grande né un adeguato interesse.
Da tempo ci stiamo allontanando da una vera attenzione a ciò che si è mosso nelle nostre coscienze dal giorno in cui abbiamo incontrato il Signore. Rischiamo di diventare un “popolo della notte” troppo immobile e intorpidito nell’attesa che siano altri a prendere posizione per primi e a dirci ciò che vale, ciò che accende una luce di significati buoni per la nostra vita.
Saperlo è un già un inizio: tocca a noi e non ad altri voltare pagina e accettare quelle regole che non allontanano la nostra vita dal Vangelo credendo che non ci illudiamo affatto quando affermiamo che ci lasciamo determinare dalla fede, sulla scia dell’eterno e con i piedi per terra.

Dunque, per il cristiano, “spirituale” è ciò che ogni giorno facciamo; non è ciò che non si vede o non c’è nella realtà delle cose. “Spirituale” vuol dire vedere la realtà e fare le cose “secondo lo Spirito di Gesù”, cioè “secondo il Vangelo.
Se le cose stanno così, la “vita spirituale” non è una cosa diversa dalla “vita quotidiana” (l’unica vita che abbiamo) e lo Spirito di Gesù non va aggiunto ad essa con qualche “gesto spirituale” ma già la sta trasformando, la fa maturare attraverso ciò che ascoltiamo, attraverso le responsabilità che via via ci assumiamo contenti delle scelte che mettiamo al di sopra di tutto, senza attendere che siano altri a svegliarci. “Spirituale” è dunque “la vita secondo lo Spirito di Gesù”. Si tratta di dare il giusto valore a questa vita che abbiamo ricevuto in dono.

Torniamo allora alla parola iniziale: “spiritualità”: non è semplicemente assimilabile a un pensiero profondo o a una meditazione particolarmente stimolante. Non è ciò che sta nel profondo della nostra coscienza, magari solo in momenti di particolari sensazioni interiori. Tutto questo può essere importante, ma una “spiritualità” nasce là dove si sono lasciate da parte le incertezze e le omissioni per chiedere intensamente a Dio che il Vangelo diventi qualcosa nella nostra vita.
La vita spirituale si “concepisce” ascoltando la Parola di Dio, ma “nasce” solo quando produce una decisione in risposta a questa Parola e quando questa decisione fa esistere qualcosa che prima non c’era: una conversione, un atto di pentimento, ma anche un gesto coraggioso che, anche con qualche spinta temeraria, abbandonata ogni eccessiva prudenza o paura, si distende per tutta la vita e così tutta la vita è improntata al coraggio di stare dalla parte di Gesù.
Questo hanno fatto i santi: hanno articolato in prima persona il suono delle parole di Gesù, con semplicità e tenacia, non costruendo un rifugio di fronte alla responsabilità di vedere che, a volte, Dio apre davanti a noi porte nuove e nuovi orizzonti. I santi sono uomini fragili come noi, ma riempiti dalla grazia a cui si sono aperti totalmente.
Di questo si tratta quando parliamo di “spiritualità”.

Cosa è allora un centro di spiritualità? Non va confuso o pensato alla stregua di un centro di benessere spirituale, una sorta di “beauty farm” in cui si entra alla ricerca di un tocco di magia per il nostro spirito. Può darsi che trascorrere una giornata di silenzio, di ascolto e di condivisione ci aiuti a sentirci meglio; ma a cosa mi servirà il benessere spirituale a cui mi introduce il silenzio di un ritiro? È grazia di Dio effusa sulla mia disponibilità a responsabilizzarmi di fronte a ciò che capisco essere il bene della mia vita. E Dio mi darà la forza, porterà a compimento le decisioni che prenderò, se le saprò custodire dicendo ogni giorno quei sì e quei no che mi rendono generoso, capace di volere ciò che è bene per me e per quanti vivono con me.
Questo passaggio è importante: stiamo infatti parlando di un centro di spiritualità “della famiglia”. Qui sta la particolarità: cosa dice lo Spirito di Gesù a ciascuno di noi e ai nostri cari? Come condividere il cammino di conversione al Vangelo nelle nostre case? Cosa è una “spiritualità coniugale”? Come aiuteremo i nostri ragazzi e i nostri giovani a percepire almeno l’inizio della risposta alla domanda “cosa vuole da te il Signore?” Come parliamo di Gesù e del Vangelo tra la gente?

Affermare che le nostre famiglie hanno bisogno di “spiritualità” significa affermare che hanno bisogno di “santità”, di rispondere coraggiosamente all’azione dello Spirito.
E se da un lato sarebbe bello andare tutti insieme, genitori e figli, alle sorgenti dello Spirito, dall’altro dobbiamo comprendere che questo incamminarci verso un “luogo spirituale” è già una decisione importante. Possiamo certamente riconoscere che è più frequente o addirittura più “normale” che ci si avvii su strade diverse, dove ciò che è “spirituale” viene visto come una distrazione… la vita, si dice, ci trascina in altre direzioni, diverse dalle intuizioni che si sono accese in noi e che sono “doni spirituali”.
Quella “spirituale” è una dimensione che oggi veniamo indotti a trascurare, a non coltivare coraggiosamente. La presa di coscienza di questo inganno può tuttavia diventare l’inizio di qualcosa di nuovo.
Per questo la Diocesi propone alle famiglie e a quanti si stanno orientando al matrimonio cristiano un luogo di riflessione da cui far sgorgare impegni di santità familiare.

Uno spazio da valorizzare

Il Centro di spiritualità intende mettersi a disposizione del Servizio diocesano per la Famiglia e quindi della pastorale del Vescovo.
Questo è il principio guida e il cardine a cui rifarsi continuamente.
È uno spazio aperto a tutte le parrocchie e alle comunità pastorali, ai gruppi e ai movimenti, agli oratori e a quanti sono alla ricerca della propria vocazione. Si pone al servizio di tutti coloro che intendono educarsi o educare altri al senso cristiano della famiglia attraverso ritiri, conferenze, giornate a tema, giornate bibliche, incontri col Magistero ecclesiale…
Questi momenti verranno pubblicizzati attraverso il sito del Santuario (www.santuariosantagianna.it) e della Diocesi (www.chiesadimilano.it): vi troverete di volta in volta le modalità di partecipazione. Altri momenti si potranno costruire insieme alle comunità e ai gruppi che intendono usufruire degli spazi disponibili contattando sempre il responsabile del Santuario (02.9786035 – 338.3147550).

Il centro di spiritualità “santa Gianna Beretta Molla” è annesso al Santuario a lei già dedicato e dispone di una sala di cinquanta posti, intitolata a Paolo VI, il Papa che ha intuito per primo il valore spirituale ed ecclesiale della vita di Gianna; una sala dedicata a Mons. Carlo Colombo e una dedicata a Mons. Giovanni Battista Guzzetti; una quarta sala è dedicata a Mons. Mario Spezzibottiani. Si tratta di tre sacerdoti che hanno nutrito, nella loro esperienza ministeriale, una grande passione per la famiglia e hanno avviato un significativo lavoro a sostegno dei gruppi familiari e della pastorale per la famiglia. Da questi luoghi di riflessione e di studio, viene naturale il passaggio al Santuario, luogo di preghiera personale e di celebrazione comunitaria. Attraverso un ampio giardino si può anche accedere alla sala parrocchiale dedicata a Giovanni Paolo II. Questa sala può ospitare fino a centoventi persone e, attraversata la strada, si può usufruire della sala della comunità (più di quattrocento posti). Giovanni Paolo II è stato il papa che ha fortemente sostenuto e portato a termine il percorso di beatificazione e canonizzazione di santa Gianna e l’ha proposta alla vita e al culto di tutta la Chiesa.

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